Il governo non sarà più parte civile nel processo Ruby ter (a carico di Berlusconi)
Il governo non sarà più parte civile nel processo Ruby ter, in cui è imputato anche Silvio Berlusconi. Lo fa sapere Palazzo Chigi in una nota: "La Presidenza del Consiglio informa di avere in data odierna dato incarico all'Avvocatura dello Stato perché revochi la propria costituzione di parte civile nel processo penale cosiddetto ‘Ruby ter' a carico – fra gli altri – del senatore Silvio Berlusconi". La ragione? Era stata una decisione presa da un governo di centrosinistra, quello guidato da Paolo Gentiloni. "La costituzione era stata disposta nel 2017 dal governo Gentiloni, un esecutivo a guida politica, in base a una scelta dettata da valutazioni sue proprie, in un momento storico in cui non erano ancora intervenute pronunce giudiziarie nella medesima vicenda", ha precisato Palazzo Chigi.
Il riferimento è all'assoluzione, ad esempio per quanto riguarda l'accusa di corruzione, arrivata lo scorso novembre. "La formazione, avvenuta nell’ottobre 2022, di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata. Ciò appare tanto più opportuno alla stregua delle assoluzioni che dapprima la Corte di Appello di Milano con sentenza del luglio 2014, divenuta irrevocabile, poi il Tribunale di Roma con sentenza del novembre 2022 hanno reso nei confronti del Sen. Berlusconi in segmenti della stessa vicenda", si legge ancora nella nota di Chigi.
L'ultimo appuntamento del Ruby ter, il cui filone principale è riferito al tribunale di Milano (dove il leader di Forza Italia è accusato di corruzione in atti giudiziari), è previsto a giorni. Dovrebbe infatti essere il 15 febbraio l'ultima udienza, che metterà la parola fine a un processo iniziato ben sei anni fa. Il maxi processo, oltre a quello di Milano, ha visto anche altri filoni, come quello di Siena e quello di Roma. In entrambi questi ultimi Berlusconi è già stato assolto.