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Caso Almasri

Il governo non risponde alla Cpi sul caso Almasri, Scotto (Pd): “Non sanno ancora a chi dare la colpa”

Il 17 febbraio la Corte penale internazionale aveva chiesto al governo Meloni di inviare entro 30 giorni le sue memorie difensive sul caso Almasri. Da allora ha il governo ha chiesto due rinvii, l’ultimo ieri. Per Arturo Scotto, deputato Pd, il motivo è chiaro: “Non hanno una versione univoca dei fatti”.
A cura di Luca Pons
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Almasri e Giorgia Meloni
Almasri e Giorgia Meloni
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Il caso Almasri torna ad agitare il governo Meloni. L'indagine della Corte penale internazionale sulle azioni dell'Italia è aperta da febbraio, e i giudici della Camera preliminare avevano chiesto all'esecutivo di inviare la memoria difensiva – ovvero sostanzialmente la propria versione dei fatti – entro il 17 marzo. Ma quel giorno il governo aveva chiesto un rinvio. Nuova scadenza fissata: ieri, 22 aprile. Anche questa volta disattesa. La nuova data da attendere è il 6 maggio.

Il caso Almasri finora

La vicenda è quella del generale libico, capo della polizia giudiziaria, figura importante del sistema militare e para-militare con cui le autorità in Libia gestiscono i flussi di persone migranti. Almasri è accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità. Il 21 gennaio a seguito di questo mandato era stato arrestato a Torino, ma pochi giorni dopo era stato rilasciato e subito messo su un volo di Stato per tornare nel proprio Paese.

Nelle settimane successive il governo Meloni aveva prima provato a ignorare le proteste delle opposizioni, poi aveva dato motivazioni poco convincenti. In Aula, il ministro della Giustizia Nordio aveva detto che la scarcerazione di Almasri era motivata da carenze giuridiche nel mandato di arresto della Cpi: una spiegazione che non sembrava stare in piedi e lasciava molte domande senza risposta. Il ministro Piantedosi aveva detto, invece, che il volo di Stato era servito perché Almasri era pericoloso e quindi era necessario rimuoverlo dal territorio italiano il più in fretta possibile.

Secondo Arturo Scotto, deputato del Pd interpellato da Fanpage.it, "questo ritardo" nell'invio della memoria da parte del governo Meloni "delinea due cose. Da un lato un evidente conflitto all'interno del governo sulla ricostruzione e la catena degli accadimenti", e dall'altro un "dispregio nei confronti della Corte penale internazionale, che oggi è al centro dell'attacco di tutte le destre mondiali". Destre che vedono "questa istituzione fondamentale a tutela dei diritti umani e del diritto internazionale come un intralcio" e vogliono "progressivamente smontarla".

Il vero motivo per cui il governo continua a rinviare la richiesta della Cpi

Per Scotto c'è un "conflitto all'interno del governo", come detto. Alla domanda se intenda dire che i ministri stanno cercando di scaricarsi la responsabilità a vicenda, la risposta è decisa: "Non c'è dubbio. Basta guardare il modo in cui Piantedosi e Nordio, quando sono venuti a riferire in Parlamento, ormai quasi tre mesi fa (era il 5 febbraio, ndr) sono riusciti a portare avanti due tesi fondamentalmente diverse".

Il vero motivo della liberazione per Scotto è stato che "Almasri è una figura centrale del patto scellerato con i torturatori libici, e il governo con questa Libia ci ha costruito un patto di ferro". La questione che circola fin dall'inizio del caso Almasri è proprio questa. Sembra piuttosto evidente, agli osservatori esterni, che la ‘ragione di Stato' – ovvero l'interesse a preservare i rapporti con la Libia per la gestione dei migranti – abbia motivato il trattamento del generale. Ma il governo non l'ha mai ammesso apertamente.

Ora che si trova a dover scrivere la propria versione ‘definitiva' dei fatti, prende tempo: "Evidentemente il governo non ha una versione univoca, e dunque ritarda".

L'indagine sui ministri non è una giustificazione

Il deputato, invece, non crede alla motivazione ufficiale fornita dal governo: che si debba aspettare perché c'è una procedura del Tribunale dei ministri in corso che potrebbe portare entro il 29 aprile (ma la scadenza non è tassativa) all'apertura di un'indagine su Giorgia Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, oppure a un'archiviazione. "È una giustificazione totalmente infondata".

Innanzitutto perché "non si applica la questione del segreto istruttorio da rispettare", sbandierata dall'esecutivo. E poi perché sul piano pratico "sono due procedimenti totalmente diversi, e il governo ha strumenti, mezzi e persone per poter sostenere entrambe le cose".

Scotto ha sottolineato, con una frecciata: "Nel corso degli ultimi due anni sono aumentati a dismisura gli staff dei ministri, tecnicamente detti gli uffici di collaborazione diretta dei ministeri. Più 15 milioni di euro in più rispetto al governo Draghi. Per un governo che invita alla ‘sobrietà' per il 25 aprile, è un po' paradossale".

L'attacco internazionale alla Corte

Allargando lo sguardo al di fuori dell'Italia, a quell'attacco delle "destre mondiali" nei confronti della Cpi, poche settimane fa Viktor Orbán ha "costituito il precedente", secondo Scotto. Il premier ungherese ha "fatto atterrare in Ungheria il primo ministro israeliano Netanyahu, destinatario di un mandato di cattura internazionale della Corte", e ha annunciato il ritiro dalla Corte.

Peraltro, sottolinea il deputato, "l'aereo di Netanyahu in quell'occasione ha sorvolato anche il territorio italiano, e per farlo aveva bisogno di un'autorizzazione. Un governo che è stato tra i fondatori della Corte penale internazionale non avrebbe mai dovuto darla".

Ma anche gli Stati Uniti d'America negli ultimi mesi "hanno fatto di tutto per smontare una Corte a cui non aderiscono, attraverso sanzioni individuali nei confronti dei giudici della Corte che sono state anche approvate dal Senato americano". Questo significa "indebolire l'autonomia della Corte e la possibilità di quei magistrati di poter operare serenamente". E a Trump si è allineata Meloni, come si è visto nell'incontro a Washington tra i due: "Abbiamo potuto constatare la degradazione del nostro Paese da entità sovrana a colonia servile degli Usa".

In questo "allineamento della destra internazionale" c'è anche "il bombardamento a tutte le istituzioni multilaterali". Insomma, l'attacco alla Cpi è internazionale, e "non va sottovalutato quando si parla della vicenda Almasri".

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