Il governo non ha ancora finito di modificare il reddito di cittadinanza: cosa potrebbe cambiare
All'inizio del 2023 il governo potrebbe modificare ulteriormente il Reddito di cittadinanza. Dopo la stretta inserita nella Manovra per quanto riguarda i cosiddetti "occupabili", la maggioranza guidata da Giorgia Meloni potrebbe tornare a mettere mano alla misura prima del previsto: a metà gennaio è infatti previsto un nuovo decreto per risolvere la questione dell'offerta di lavoro "congrua", che il governo aveva già provato a eliminare in legge di Bilancio senza però riuscirvi.
Nella Manovra il governo ha stabilito che nel 2023 chi può lavorare riceverà il Reddito di cittadinanza per un massimo di sette mesi. Con un emendamento firmato da Maurizio Lupi, poi, ha cercato di eliminare anche il concetto di "congruità" sulle offerte di lavoro, per spingere i percettori ad accettare qualsiasi impiego indipendentemente dal proprio profilo professionale o luogo di residenze. Al rifiuto della prima offerta, infatti, salta il sussidio: in questo modo già nei primi mesi del 2023 con molta probabilità diverse persone non avrebbero più avuto accesso all'assegno.
Tuttavia il governo, cancellando la parola "congrua" non ha eliminato il riferimento al decreto legislativo con cui è stato istituito il Reddito ci cittadinanza, che a sua volta rimanda a quello di attuazione del Jobs Act. È qui che si definisce cosa sia la congruità: non avendo tolto questi riferimenti, quindi, il concetto di "congruità" rimane in piedi.
I tempi per la Manovra ora sono strettissimi: dopo l'approvazione in extremis alla Camera, infatti, rimangono soltanto pochi giorni per l'esame della legge di Bilancio in Senato. Non c'è quindi abbastanza tempo per rimettere mano alla norma e intervenire sulla questione, mettendo i percettori del Reddito nella posizione di dover accettare qualsiasi lavoro venga loro proposto. E per questa ragione che il governo sta già pensando a un nuovo decreto in materia.
Non è ancora chiaro, però, se verrà eliminata anche la congruità geografica o se realmente una persona in difficoltà economica sarà costretta ad accettare un lavoro dall'altra parte d'Italia per non perdere il sussidio.
Questo per quanto riguarda il 2023: il prossimo anno ci saranno novità solo per gli "occupabili", cioè per chi è in condizioni di poter lavorare, mentre per gli altri resterà tutto invariato. Dal 2024, però, il governo ha annunciato una riforma complessiva della misura non solo per quanto riguarda le politiche attive del lavoro, ma anche sul campo del contrasto alla povertà. Non è ancora chiaro, però, come sarà questa riforma.