Il governo non cambia idea sui centri in Albania e parla di “soluzioni innovative”
Il governo non getta la spugna sui centri in Albania. Al termine del vertice presieduto da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, l'esecutivo ha ribadito "la ferma intenzione di continuare a lavorare" su "soluzioni innovative".
Tra queste appunto, il protocollo Roma-Tirana. Dopo l'alt degli scorsi mesi da parte dei giudici romani e in attesa del pronunciamento della Corte di giustizia dell'Unione europea, il governo si prepara a ripartire con i centri per il trasferimento dei migranti in Albania.
Al momento, come abbiamo raccontato più volte, le strutture di Shengjin e Gjader non ospitano nessuno. Entrambi i viaggi delle navi militari italiane che avevano trasportato i primi richiedenti asilo in territorio albanese sono andati a vuoto.
A non autorizzare il trattenimento erano stati i giudici romani, in osservanza della sentenza della CGUE sulla definizione di Paese sicuro, che per essere definito tale deve essere sicuro in ogni sua porzione di territorio e per tutte le minoranze.
Di conseguenza, anche il decreto Flussi in cui è stata inserita la lista aggiornata dei Paesi sicuri per rafforzarla rispetto al precedente decreto interministeriale in cui era contenuta, risulterebbe in contrasto con la normativa europea. A chiarire la questione sarà la Corte Ue, ma per ora il governo vuole tirare dritto.
E dunque, viene rilanciato il piano Albania, "anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha indicato le competenze relative all'individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale", si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi. In realtà, la Cassazione ha riconosciuto alla politica il diritto di stabilire quali siano i Paesi sicuri, ma ha altresì riconosciuto ai giudici la competenza a valutare il singolo caso ed eventualmente disapplicare il decreto.
L'intenzione di Palazzo Chigi è di ripartire con i trasferimenti a partire da gennaio. Una volta, cioè, che sarà entrato in vigore il dl Flussi, il quale tra le altre cose ha previsto che a prendere le decisioni sui migranti non saranno più i giudici delle sezioni Immigrazione dei tribunali ma le Corti d'Appello.
Nel corso del vertice di oggi, la premier Meloni "ha inoltre condiviso il forte consenso che è emerso in questo senso, anche in occasione della riunione promossa insieme ai primi ministri danese e olandese con gli Stati membri più interessati al tema, a margine dello scorso Consiglio europeo", si legge ancora.
Linea confermata anche dal vicepremier Antonio Tajani. "Abbiamo ribadito il nostro impegno a seguire un percorso che anche l'Unione Europea ha riconosciuto come innovativo", ha detto il ministro degli Esteri. "Le soluzioni innovative sono state apprezzate e vengono apprezzate anche da altri Paesi. Abbiamo avuto una sentenza della Corte che conferma la bontà delle scelte del governo, continueremo a lavorare in questa direzione con grande serenità e con grande serietà".
Non la pensano così le opposizioni. "Altro che avanti con soluzioni innovative: avanti con propaganda che non risolve nulla e con la bugia che il problema dell'accordo albanese fossero i giudici politicizzati. A novembre, mentre in Italia sbarcavano 8 mila migranti, in Albania ne sarebbero stati ospitati 19 se il loro fermo fosse stato convalidato dai giudici", hanno dichiarato capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Costituzionali, Alfonso Colucci e Alessandra Maiorino.
Anche ipotizzando un numero maggiore di trasferimenti, "saranno sempre pochissimi rispetto alla media mensile di 5-6 mila migranti sbarcati sulle nostre coste quest'anno", sostengono i pentastellati. "Una percentuale così bassa da non scoraggiare le partenze, senza considerare la concreta possibilità che i migranti vengano istruiti a dichiararsi provenienti da Paesi non compresi nella lista di quelli sicuri per evitare il trasferimento in Albania. Di certo questa ‘soluzione innovativa' ha solo una cosa: le centinaia di milioni dei contribuenti usati per pagare questo spot della Meloni", hanno concluso.