Il Governo Monti cerca una via preferenziale per approvare le riforme economiche
Le misure anticrisi sono urgenti, non c’è molto tempo a disposizione, i mercati, gli investitori e l’Europa, dopo un’iniziale fiducia nel nuovo Governo Monti, chiedono ora misure concrete. L’Esecutivo, che già sta stilando una prima bozza di provvedimenti da varare, è in cerca di un canale privilegiato per la loro approvazione in Parlamento, per agevolare il lavoro da fare e ridurre al minimo la battaglia politica. Frequenti sono i colloqui con le forze politiche e ieri Mario Monti ha incontrato i Presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, insieme al Ministro per i rapporti con il parlamento, Piero Giarda, per stabilire un iter più agevole per i provvedimenti economici da varare.
Nel comunicato congiunto, presentato dai Presidenti dei due rami del Parlamento dopo l’incontro con il Premier, si fa riferimento alla necessità di percorsi parlamentari condivisi e veloci soprattutto per quelli in materia di riforma economica e costituzionale come il principio del pareggio di bilancio, anche “alla luce della situazione di emergenza che il Paese sta vivendo”.
Ovviamente tutto ciò dovrà essere concordato anche con i gruppi parlamentari che appoggiano il Governo, senza i quali ogni sforzo sarà vano. I colloqui del nuovo Premier in questo senso sembra non si siano quasi mai interrotti, dopo quelli preliminari prima del giuramento. Monti, dopo l’incontro con il segretario del Pd, Bersani, entro domani dovrebbe vedere anche i leader di Pdl e Terzo Polo per assicurarsi, almeno sulle misure condivise e già previste, un’approvazione rapida e indolore che dia maggiore credibilità all’Italia nel contesto internazionale.
Monti è impegnato in questi giorni su due fronti, interno ed europeo. Ieri intensi colloqui a Bruxelles con il Presidente del Parlamento europeo Van Rompuy e quello della Commissione, Barroso, oggi invece l’atteso incontro a Strasburgo con la Merkel e Sarkozy. Al centro della colazione di lavoro le misure comuni da intraprendere per risollevarsi dalla crisi economica. Le idee dei tre non sono del tutto concordanti, la Merkel dice no agli eurobond, chiesti invece da Italia e Francia anche per gli affanni dei loro Titoli di Stato, mentre è propensa a una rinegoziazione dei trattati per imporre misure ancora più stringenti, che in questo momento però sarebbero un cappio al collo di Roma e Parigi impegnate a risanare già i malandati conti pubblici.