Il governo modifica la Buona Scuola: stop alla chiamata diretta dei docenti
Addio alla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, già dal prossimo anno scolastico. Martedì pomeriggio, dopo otto ore di trattative, il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti ha trovato l'accordo con i sindacati e si è arrivati alla firma di un accordo che prevede che gli insegnanti vengano assegnati dai vari Uffici scolastici provinciali (gli ex Provveditorati agli studi) alle scuole "in ordine di graduatoria secondo il punteggio con cui si è conseguita la mobilità su ambito".
Si tratta di un cambiamento importante della "Buona scuola" renziana, approvata nel luglio 2015. "Per noi è un risultato importante che colpisce al cuore una delle norme più discusse della legge 107", ha dichiarato il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli. I sindacati a firmare l'accordo sono stati, oltre a Flc Cgil, anche Cisl Scuola, Uil Scuola e Gilda-Unams. Il governo Conte rispetta così uno degli impegni sottoscritti nel contratto fra Movimento 5 Stelle e Lega, che recitava: "Un altro dei fallimenti della c.d. “Buona Scuola” è stato determinato dalla possibilità della ‘chiamata diretta' dei docenti da parte del dirigente scolastico. Intendiamo superare questo strumento tanto inutile quanto dannoso". Critica Simona Malpezzi, vice presidente dei senatori del Pd e tra le più coinvolte nella scorsa legislatura nelle questioni riguardanti la scuola, che parla di ritorno al passato: "Il governo del rinnovamento è in realtà il governo dell’invecchiamento"; un concetto ribadito da Vanna Iori, capogruppo Pd in commissione Cultura, che ha parlato di "un errore perché si tratta di un arretramento del sistema scolastico".
La modifica si è resa necessaria perché la legge 107 prevedeva l’istituzione di albi regionali, divisi in liste provinciali e sub-provinciali (i cosiddetti "ambiti territoriali") da cui i dirigenti potevano attingere liberamente per le assunzioni sulla base di auto-candidature del personale docente. Nelle intenzioni voleva essere un modo per basare la scelta sulle effettive esigenze delle scuole, guardando al curriculum degli insegnanti e superando la rigidità di punteggi e graduatorie. Nella realtà il timore di molti era l'assenza di regole e criteri precisi, che lasciava ai dirigenti scolastici forse troppa libertà. I sindacati infatti hanno espresso la loro soddisfazione perché "si rende oggettivo e non discrezionale il passaggio dall'ambito alla scuola". Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, invece ha dichiarato: "Ancora una volta si pretende di modificare una norma di legge imperativa con un accordo contrattuale tra parti, cosa che nel nostro ordinamento non sarebbe consentita. Se il parlamento ha fatto una legge come fanno due parti a decidere che questo istituto va abbandonato?". Il Miur è comunque intervenuto con una nota in cui il ministro ha assicurato che si tratta di un accordo provvisorio, "in attesa dell'intervento legislativo di definitiva abrogazione, che è mia intenzione proporre nel primo provvedimento utile".
Nel dettaglio, il testo concordato fra le parti prevede due fasi. In primo luogo la copertura dei posti disponibili con personale che ha ottenuto la mobilità su ambito con una delle precedenze stabilite dal contratto (come la legge 104, disabilità, ecc.); per i posti restanti si procederà poi secondo il punteggio di mobilità. I docenti interessati da questa seconda fase potranno presentare domanda a partire dal 27 giugno con un'apposita procedura on line. Se il posto scelto non sarà libero, si scorreranno i posti per vicinanza. Se non verrà indicata la scuola da cui partire, sarà scelta d'ufficio la "scuola capofila dell’ambito". Le operazioni si concluderanno il 27 luglio. Successivamente saranno effettuate le operazioni per l'assegnazione della sede per il personale neo immesso in ruolo, anche qui seguendo il punteggio di graduatoria. I vincitori del concorso ordinario precederanno i docenti provenienti dalle graduatorie ad esaurimento (ossia con abilitazione all'insegnamento ma non vincitori di concorso).