Il governo Meloni vuole aprire delle nuove miniere: in arrivo il decreto legge
Il governo Meloni punta a aprire nuove miniere e recuperare vecchi giacimenti ormai abbandonati di materie prime che oggi sono considerate di cruciale importanza nell'Unione europea: dal nichel al cobalto, dal litio alle terre rare. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, intervenuto mercoledì al question time alla Camera, ha chiarito la linea dell'esecutivo. A metà aprile entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo sulle materie prime critiche. Per allora, il governo sta "predisponendo un decreto legge sulle concessioni minerarie per assicurare una catena di approvvigionamento delle materie prime critiche, nonché per promuoverne il riciclo".
Insomma, un intervento normativo per rendere più facile e veloce l'apertura o la riapertura di una miniera. Infatti, per "evitare la dipendenza dai Paesi extra-Ue" nelle forniture di questi materiali utili soprattutto per la fabbricazione di prodotti tecnologici, il piano dell'Unione europea è quello di ridurre moltissimo i tempi per autorizzare i progetti considerati strategici: "Da dieci a due anni". In questa direzione dovrebbe andare anche il fondo sovrano creato con il ddl Made in Italy, approvato definitivamente a dicembre dal Parlamento. Dovrebbe avere a disposizione circa un miliardo di euro, sarà aperto a "investitori privati nazionali ed esteri".
Il nuovo decreto legge del governo dovrebbe dunque permettere di aumentare i giacimenti attivi in Italia. Urso ha insistito: "Oggi le nuove tecnologie permettono di riattivare le relative miniere chiuse oltre trent'anni fa. Penso alle miniere di cobalto, di nickel, rame e argento in Piemonte, di litio nel Lazio o alle terre rare in Sardegna. Nonché di sfruttare i rifiuti minerari accumulati nei decenni passati che ammontano ad almeno 70 milioni di metri cubi". Nel Paese ci sono diversi progetti di aziende private che da tempo puntano alla riapertura di miniere, spesso con tempi molto lunghi, anche a causa delle necessarie valutazioni sull'impatto ambientale di un giacimento.
La Commissione europea ha fissato una lista di 34 materie prime critiche. Di queste, sedici si trovano in Italia, secondo quanto ha dichiarato il ministro. Non è la prima volta che si parla di questo piano: la scorsa estate Urso fece un annuncio simile, chiarendo l'intenzione di puntare sulle materie che si possono estrarre in Italia anche per togliere la produzione a Paesi rivali o a Stati in cui le condizioni minime di sicurezza dei lavoratori non sono garantite. Allora, il ministro aveva detto che la riforma legislativa sarebbe stata completata "entro la fine dell'anno", ma così non è stato. Nelle prossime settimane si vedrà se questa volta il decreto legge arriverà davvero sul tavolo del governo.