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Il governo Meloni taglia le sanzioni per chi non è in regola con le tasse, cosa c’è nel nuovo decreto

Il nuovo decreto legislativo del governo Meloni per la riforma fiscale cambia le sanzioni previste per molti illeciti. In media, le multe si abbassano parecchio: quella per chi non presenta la dichiarazione dei redditi è dimezzata. Aumentano invece in caso di comportamenti fraudolenti o reiterati.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni ha approvato, anche se per il momento solo il via preliminare, un nuovo decreto legislativo che rientra nella riforma fiscale lanciata lo scorso anno. Prevede di ridurre le sanzioni amministrative per diverse violazioni, mentre le aumenta in caso di comportamento fraudolento e recidivo. Le novità ora andranno discusse ulteriormente e si raccoglieranno altri pareri, prima che il decreto torni al Consiglio dei ministri più avanti per l'approvazione definitiva.

Le sanzioni in media saranno ridotte da un quinto a un terzo, come ha fatto sapere il viceministro dell'Economia Maurizio Leo. Così ci si avvicina "ai parametri europei" e si segue un "principio di maggiore proporzionalità". Ad esempio, per chi non presenta la dichiarazione dei redditi o dell'Irap la sanzione potrà essere al massimo pari al 120% della somma dovuta. Oggi, invece, si prevede una multa fino al 240%.

Se la dichiarazione non è corretta, cioè il contribuente non ha dichiarato tutti i suoi redditi ma solo alcuni, la sanzione massima scende al 70% del denaro non versato, mentre oggi deve essere tra il 90 e il 180%. Se poi risulta che la sanzione sia "sproporzionata" rispetto alla violazione commessa, la multa si riduce ancora di un quarto. Al contrario, come detto, per i comportamenti fraudolenti e recidivi ci sarà un possibile un aumento. La somma dovuta potrà essere aumentata fino al doppio, mentre oggi si prevede un incremento della metà.

Ci sono novità anche sul fronte penale. Per chi omette i versamenti al Fisco, scatterà l'impunibilità quando ci sono "condizioni di obiettiva incertezza" della norma e il contribuente rimedia mandando una dichiarazione integrativa e un versamento entro 60 giorni. Ma anche nei casi in cui il mancati versamenti dipendono da cause che non si possono imputare al contribuente. Non è punibile nemmeno chi non versa le ritenute e l'Iva, se è in regola con gli altri pagamenti. L'idea è di "aiutare chi non può pagare per cause di forza maggiore, chi decide comunque di mettersi in regola, anche attraverso la rateizzazione, pagando l’intera imposta, le sanzioni (ridotte) e gli interessi".

Sarà vietata la confisca del patrimonio nei confronti di chi decide di mettersi in regola dividendo il proprio debito in rate da pagare, sempre "tenuto conto della gravità del reato". Tuttavia per le somme più alte – ritenute oltre 150mila euro o Iva oltre 250mila euro – se non si rimedia con un versamento entro il 31 dicembre dell'anno successivo resta la pena del carcere da sei mesi a due anni: "Lo Stato deve venire incontro ai contribuenti onesti, ma non può e non deve abbassare la guardia nei confronti di coloro che fanno i furbi", ha concluso Leo.

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