“Il governo Meloni ripristini il Rdc per evitare proteste violente”: la mozione del Movimento 5 stelle
Il Movimento 5 stelle ha depositato alla Camera una mozione che impegna il governo Meloni a ripristinare il reddito di cittadinanza per le 169 mila famiglie che hanno ricevuto l'sms di sospensione dall'Inps lo scorso venerdì. I deputati pentastellati della commissione Lavoro lo hanno annunciato, in una nota, dicendo che "in questi mesi l’esecutivo non ha assunto alcuna iniziativa per garantire che i servizi sociali gestiti dai Comuni e i Centri per l’impiego fossero in grado di gestire la presa in carico di decine di migliaia di persone" e che quindi "le famiglie interessate sono state lasciate al loro destino con una comunicazione incerta e confusa".
Nella mozione si legge anche la richiesta di "istituire un tavolo tecnico con tutti gli attori istituzionali coinvolti, a prevedere nella prossima legge di Bilancio il potenziamento dei servizi sociali comunali e, infine, a completare il Piano di potenziamento dei Cpi" . In più, nell'ultimo punto si chiede di stabilire "una ulteriore proroga per i contratti dei navigator", per non "vanificare" l'investimento fatto "negli anni per professionalità ormai acquisite e certamente valorizzabili". Il governo Meloni, hanno aggiunto i deputati, "la smetta di voltarsi dall’altra parte e dia risposte a questi cittadini, prima che sia troppo tardi".
Il caso degli sms dell'Inps "dimostra il disprezzo verso i percettori del Rdc"
Il testo della mozione, in quattro pagine, sostiene che il governo abbia "di fatto abrogato il Rdc". Si ritorna anche sull'sms inviato dall'Inps, che "dimostra tutta l'insensibilità e il disprezzo verso i percettori della misura". La sospensione, secondo i M5s, "ha interessato proprio le famiglie con percettori ‘non attivabili al lavoro' ovvero le fasce più deboli dei beneficiari e meritevoli di tutela". Oggi, la ministra Calderone ha affermato che tra gli esclusi ci sono 112mila famiglie che sono attivabili al lavoro, facendo presumere che le altre 50mila circa non lo siano.
La sospensione è legata "alla mancata comunicazione della presa in carico da parte dei servizi sociali, causa dunque non imputabile in alcun modo al beneficiario che avrebbe il diritto di proseguire a percepire il Rdc almeno fino al 31 dicembre 2023″. Ci sarebbero, insomma, famiglie che dovrebbero continuare a ricevere il reddito, ma che l'hanno visto sospeso perché i servizi sociali non le hanno ancora prese in carico.
Il risultato della comunicazione poco chiara dell'Inps è che adesso sono confusi "tanto coloro che pensano di potere rientrare fra i fragili," e quindi essere presi in carico dai servizi sociali (c'è tempo fino al 31 ottobre perché questo avvenga), "quanto quelli che aspirano al sostegno promesso per l'occupazione, che in ogni caso entra in vigore in ritardo rispetto allo stop del Rdc di almeno un mese". Infatti, i cosiddetti occupabili potranno ricevere il Supporto per la formazione e il lavoro, ma questo partirà solo dal 1 settembre 2023 e al momento non c'è ancora modo per richiederlo.
Le richieste del M5s: ripristinare il reddito per evitare "episodi di violenza"
Il M5s attacca anche sulla "necessità di procedere a un potenziamento dei Centri per l'impiego", un obiettivo incluso nel Pnrr che però è in forte ritardo. Entro la fine del 2025 almeno tre milioni di persone dovrebbero partecipare al programma di politiche attive Gol, e 800mila di questi dovrebbero essere coinvolti in attività di formazione professionale. Oggi, quei numeri sono lontani: la ministra Calderone ha parlato oggi di 1,3 milioni di persone coinvolte nel programma.
Così, il partito di Giuseppe Conte con la mozione chiede al governo di ripristinare l'erogazione del Rdc alle 169mila famiglie a cui è stato sospeso, "anche al fine di evitare il diffondersi delle proteste e il rischio di episodi di violenza". Ma anche di ritardare la sospensione del Rdc, dato che "ad oggi nessuna struttura dei servizi sociali dei Comuni è in grado di prendere in carico un numero così alto di persone in disagio sociale, così come i Cpi non sono in grado di sostenere e gestire il patto di servizio personalizzato per avviare al lavoro coloro a cui sarà sospesa tale misura".