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Il governo Meloni ora vuole tagliare le tasse alle aziende: i prossimi passi della riforma fiscale

Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha aperto alla possibilità di tagliare l’Ires, nei prossimi anni. Per il momento è un’ipotesi tutta da definire, che rientra nella più ampia riforma fiscale lanciata dal governo lo scorso anno. Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare un decreto sulla riscossione dei debiti da parte del Fisco.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni punta alla riduzione dell’Ires, “compatibilmente con le risorse disponibili”. Lo ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, uno dei principali autori della riforma fiscale dell’esecutivo, intervenendo a un convegno organizzato dalla Consob. L’Ires, o Imposta sul reddito delle società, è la tassa annuale che devono pagare tutte le società (Spa, Srl, cooperative, ma anche consorzi, trust, enti pubblici e no profit) che hanno la residenza in Italia. In più, tocca anche alle società e agli enti di tutti i tipi che non siano residenti in Italia, ma solo per i redditi prodotti in Italia. Oggi l’Ires vale il 24% dell’imponibile.

L’obiettivo del governo Meloni è abbassare questa soglia, anche se non c’è ancora un traguardo specifico, almeno stando alle dichiarazioni di Leo. L’intenzione è quella di “gradualmente portare giù” l’imposta. Lo sconto fiscale dovrebbe poi spingere a puntare su due aspetti: “l’occupazione o gli investimenti innovativi”.

La riforma dell’Ires, per il momento, è un annuncio che andrà poi dettagliato con appositi decreti, che dovranno specificare di quanto si abbassa la tassa, per chi e a quali condizioni. Al momento, invece, l’attenzione del governo si concentra ancora sugli altri passaggi della riforma fiscale, quelli che il Consiglio dei ministri ha già approvato – e sono in attesa di conferma definitiva – o quelli che discuterà a breve: “Stiamo predisponendo altri decreti legislativi che andranno in Cdm questa settimana o la prossima”, ha confermato Leo.

Di recente, il governo ha approvato una norma per ridurre le sanzioni di chi non è in regola con le tasse. Chi non presenta la dichiarazione dei redditi vedrà la multa massima dimezzata rispetto a prima, e tagli simili riguarderanno anche le dichiarazioni incomplete. Ci sarà un possibile aumento della sanzione, invece, per i casi di frode o recidiva. Il primo via libera del Cdm è arrivato a fine febbraio, e per l’entrata in vigore manca solo l’ok formale della Ragioneria di Stato e la promulgazione del presidente della Repubblica. Un altro decreto approvato a dicembre, sulla riforma dei Giochi, presto tornerà al governo per la seconda approvazione, dopo essere passato dalle commissioni Finanze di Camera e Senato.

Un altro provvedimento che a breve il governo esaminerà è quello che riguarda la riscossione dei debiti. Oggi, l’Agenzia delle Entrate ha un ‘magazzino’ di crediti che dovrebbe riscuotere dai debitori che arriva a oltre 1.200 miliardi di euro. Di fatto, però, la stragrande maggioranza è ormai impossibile da recuperare – ad esempio perché sono troppo vecchi, o perché risalire ai debitori e portarli a pagare costerebbe più di quanto valga il debito.

Il governo vorrebbe fare sì che quei crediti vengano dichiarati “inesigibili”, quindi impossibili da riscuotere, una volta passati cinque anni di tempo e esauriti tutti i tentativi, dall’invio delle cartelle alle procedure legali. Questo naturalmente ridurrebbe moltissimo il ‘magazzino’ degli arretrati: se si guarda solo agli ultimi anni, ci sono circa 60 miliardi di euro arretrati su cui l’Agenzia potrebbe concentrare la riscossione. Con lo stesso decreto, si dovrebbe anche ampliare la possibilità di accedere alla rateizzazione: chi ha un debito con il Fisco dovrebbe poterlo dividere fino a 120 rate, in determinate circostanze.

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