Il governo Meloni non rinnova il carrello tricolore anti-inflazione: ma non era “un successo”?
Il carrello tricolore è una delle operazioni più incredibili del governo Meloni e della storia recente della politica italiana. Lo è per la narrazione che l'ha accompagnato, per la scelta di presentarlo in pompa magna dopo mesi di trattative che avevano portato a poco e nulla, per la promessa di rinnovarlo se avesse avuto un impatto positivo sull'economia, per i successi ostentati dal ministro Urso senza dati a supporto (e altri utilizzati in maniera palesemente strumentale) e per la sua repentina eliminazione, visto che ora che ha svolto il suo compito non serve più. In pochi mesi il governo ha festeggiato il successo di una misura che sembra non aver avuto alcun impatto e l'ha pure già archiviata. Ricorda un po' – anche se più in grande, va detto – la storia del cartello dei prezzi medi che i benzinai sono stati obbligati a esibire.
Partiamo dal principio: dopo una lunghissima trattativa estiva, durante la quale il governo Meloni – con il ministro Urso in testa – ha più volte promesso che avrebbe abbassato i prezzi dei prodotti di prima necessità, è arrivato un accordo nettamente al ribasso rispetto alle aspettative. Basti considerare che il 28 settembre – in una scenografica location a Palazzo Chigi, con tanto di cartellone su cui gli esponenti dell'esecutivo e le sigle aderenti hanno messo una simbolica firma – è stato presentato il trimestre anti-inflazione sotto forma di patto con la grande distribuzione organizzata, lasciando però fuori tutta la filiera produttiva. Nessun obbligo scritto, nessun paletto da rispettare, nessun prodotto da scontare obbligatoriamente, nessun prezzo fissato. In pratica un banale tentativo di persuasione del governo, che chiedeva ai supermercati di abbassare i prezzi dei prodotti di prima necessità.
Così il carrello tricolore, di cui il governo Meloni è stato fiero fin da subito, è comparso sugli scaffali qui e là, senza soluzione di continuità. Da ottobre, alcuni supermercati l'hanno inserito al posto dei prezzi bassi e fissi, altri hanno preferito utilizzarlo con dei volantini ad hoc. Insomma, per la gdo si è trattato semplicemente di accoppiare la propria politica di offerta, che gli esercenti già gestiscono in autonomia, e il bollino made in Italy del governo. Il tutto favorendo, spesso, i marchi delle catene stesse, su cui c'è un controllo maggiore a livello di filiera e quindi si può ribassare il prezzo con più facilità. In giro, in questi mesi, si è visto un po' di tutto. Sconti di tre centesimi sul prezzo presunto di listino, offerte che cambiavano ogni settimana e molto altro. Tutto nel nome del carrello tricolore.
Torniamo alla presentazione del 28 settembre. Giorgia Meloni, poco prima di firmare il cartellone, diceva alla platea: "È un esperimento, io sono molto ottimista sui risultati, non so se lo siate anche voi. Se funzionerà bene, lavoreremo tutti quanti per prolungare questa iniziativa". Anche nei giorni successivi, il messaggio che trapelava era sostanzialmente questo: vediamo che tipo di impatto può avere questa misura – che per il governo ha comunque un costo zero – e se andrà bene la prorogheremo.
Ora siamo da poco entrati nell'ultimo dei tre mesi di sperimentazione, ma per il governo è già tempo di bilanci. Lunedì, Urso ha annunciato che l'accordo non sarà prorogato: "Il sistema Italia ha vinto – ha detto il ministro – Ha vinto perché è stato unito e coeso nel raggiungere l’obiettivo. Prorogarlo, avendo raggiunto gli obiettivi, non è necessario". Insomma, il carrello tricolore ha funzionato talmente bene che è meglio fermarsi qui. Un po' come un campione che ha vinto il mondiale e si ritira.
Ma quali sono questi successi? Il ministro Urso ne sta parlando un po' in giro in questi giorni, intervenendo ovunque può tra interviste, convegni e trasmissioni tv. Su Rai 1, ad esempio, ha detto che "non soltanto i prezzi sono rimasti contenuti", ma "abbiamo rallentato l'inflazione" e "sono aumentati i consumi e la produzione". E poi "produrre di più" vuol dire "allargare la base occupazionale del nostro Paese", perciò "l'occupazione è aumentata quest'anno di oltre mezzo milione di unità rispetto allo scorso". È incredibile quante cose riescano a fare degli sconti di pochi centesimi.
Peccato che, delle dinamiche citate dal ministro Urso, non ce ne sia una realmente riconducibile al carrello tricolore. L'inflazione sta calando principalmente grazie alla politica monetaria restrittiva tenuta dalla Banca centrale europea con l'aumento dei tassi d'interesse – la stessa che ha fatto impennare i mutui nei mesi scorsi e che è stata duramente contestata dal governo – e non per via degli sconti, minimi, al supermercato. Su produzione e consumi ci sono pochissimi dati per fare un'analisi realistica, ma sul prezzo dei prodotti invece sì: su base annua l'inflazione, in calo a ottobre, era ampiamente in discesa già nei mesi precedenti, mentre su base mensile i prezzi dei prodotti alimentari e di cura della casa e della persona sono persino aumentati tra ottobre e novembre.
La storia dell'occupazione è la più surreale, visto che il ministro Urso dà al trimestre anti-inflazione addirittura il potere di far aumentare gli occupati in modo retroattivo dall'inizio di quest'anno. Insomma, il dubbio che viene – ma è solo un dubbio o poco più – è che il governo Meloni, più che rendersi conto dell'incredibile successo del bollino con il carrello tricolore, abbia compreso che il patto era semplicemente inutile e che perciò prorogarlo non aveva senso.