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News su migranti e sbarchi in Italia

Il governo Meloni non dice ancora quanto è costato portare i migranti in Albania

I soldi per portare le persone migranti in Albania sono già stati stanziati, e usare le navi di Marina e Guardia costiera ha permesso di risparmiare. Sono state le uniche risposte del governo, alla domanda su quanto sia costato il trasporto di sedici persone nei centri albanesi e poi, pochi giorni dopo, in Italia. Il ministro Nordio invece ha annunciato verifiche sulla mail in cui un magistrato ha definito Giorgia Meloni “pericolosa”.
A cura di Luca Pons
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La nave della Guardia costiera che ha portato 12 persone migranti dall'Albania all'Italia
La nave della Guardia costiera che ha portato 12 persone migranti dall'Albania all'Italia
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"Quanto è costata questa figuraccia?", ha chiesto durante il question time alla Camera il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Si riferiva al trasporto di sedici persone migranti nei due centri costruiti in Albania: sono state trasportate su una nave della Marina militare di grandi dimensioni, poi quasi subito quattro di loro sono dovute andare in Italia (due erano minorenni e due fragili), e alla fine pochi giorni dopo anche i dodici rimasti sono stati portati a Bari, su una nave della Guardia costiera, perché i giudici non hanno convalidato il loro trattenimento.

Finora il governo Meloni ha accuratamente evitato di chiarire quanto sia costato il trasporto. Una stima, citata dallo stesso Fratoianni, parla di "un costo vicino a 20mila euro per ogni migrante, solo per portarli avanti o indietro". Oggi, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha ancora una volta aggirato la domanda, limitandosi a dire: "La legge di ratifica del protocollo con l'Albania ha previsto gli stanziamenti necessari anche per le operazioni di trasporto dei migranti dalle acque internazionali al porto di Shengjin". Insomma, i soldi erano già stati stanziati: 800 milioni di euro in tutto. Ma non è chiaro quanti ne siano stati spesi per questa operazione

Ciriani ha detto anche che "l'impiego della nave della marina militare" ha "comportato un sensibile risparmio", rispetto all'alternativa, cioè all'utilizzo di traghetti civili. E lo stesso "vale anche la nave della Guardia costiera usata per il rientro in Italia". Tuttavia, anche su questo punto non ha fornito cifre o informazioni più specifiche.

Nel resto del suo intervento, il ministro ha toccato gli altri punti citati da Fratoianni, e in particolare, le procedure svolte per selezionare le sedici persone portate in Albania. Se ne sarebbero occupati "sette mediatori linguistico-culturali, personale sanitario dell'Oim, e un funzionario di polizia coadiuvato da tre rappresentanti dell'Agenzia Onu per i rifugiati". Il fatto che, dopo i primi controlli sul suolo albanese quattro persone siano state immediatamente portate in Italia dimostrerebbe "l'accuratezza dei controlli svolti", per Ciriani, e non una carenza delle verifiche iniziali.

Nordio annuncia verifiche su mail del giudice su Meloni: cosa dice davvero il testo

Le parole inserite nella mail su Giorgia Meloni scritta da Marco Patarnello, giudice ed esponente della corrente progressista Magistratura democratica, sono di una "gravità da prendere in considerazione". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo a un'interrogazione parlamentare di Fratelli d'Italia sul tema. E lo stesso Nordio ha annunciato che sono in corso "verifiche" per valutare l'utilizzo dei poteri ispettivi del ministero nei confronti del magistrato.

Il riferimento è a un passaggio in particolare della mail, che è stato citato fuori contesto: "A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio". I deputati di FdI e lo stesso ministro ne hanno parlato come se "questo" fosse la "pericolosità" della presidente del Consiglio. In realtà, come si può osservare leggendo il testo integrale della mail – diffuso già nelle ore successive allo scoppio del caso – il significato era ben diverso: "La magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora [cioè agli anni in cui governava Silvio Berluconi, ndr]. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio".

In generale, la mail parla della presidente del Consiglio affermando che pone un pericolo: "L'attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni", si legge.

Una di queste ragioni sarebbe che "Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto".

La seconda sarebbe, appunto, che "la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci". Insomma, concludeva Patarnello, "il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza". Arrivando anche a chiarire: "Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente".

L'attacco del ministro e l'annuncio di verifiche

Commentandola alla Camera, il ministro Nordio cha detto che la mail "desta non poco stupore, come ex magistrato anche un certo dolore". Ha continuato affermando che Meloni  "è stata eletta dal popolo, e il compito del giudice è soltanto quello di applicare la legge, tantomeno quello di cercare di porre rimedio al risultato della volontà popolare", citando in modo errato una delle frasi della mail.

Il ministro ha invitato le istituzioni a collaborare "secondo il proprio mandato costituzionale, anche nella diversità di opinioni". Poi però ha aggiunto un attacco: "Quando sono entrato in magistratura, nel 1976, il prestigio della magistratura godeva del consenso di oltre l'80% dei cittadini italiani, pari e in alcuni casi superiore a quello della Chiesa cattolica. Oggi è precipitato: per rispetto dei miei ex colleghi non lo voglio nemmeno citare".

In conclusione, con l'ultima frase prima di tornare a sedersi ai banchi del governo, Nordio ha annunciato che "la vicenda è al vaglio per la verifica dei presupposti per l'esercizio dei poteri ispettivi che la legge riserva al ministro della Giustizia". Insomma per il magistrato che ha inviato la mail potrebbero esserci conseguenze.

Non si parla naturalmente di sanzioni disciplinari dirette, dato che i giudici rispondono al Consiglio superiore della magistratura, un organo indipendente dal governo. Ma il ministro ha il potere di disporre ispezioni degli uffici giudiziari, che possono anche riguardare i magistrati.

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