Il governo Meloni insiste sul 25 aprile “sobrio” e qualche Comune vieta di suonare Bella ciao

Il 25 aprile va festeggiato con "sobrietà". Questa è l'indicazione arrivata dal governo Meloni a seguito della morte di Papa Francesco e della conseguente proclamazione di cinque giorni di lutto nazionale. Nelle ore successive il ministro Musumeci (il primo a parlare di "sobrietà") ha poi provato a smorzare, dicendo che si tratta di un invito rivolto in generale a tutti gli eventi pubblici.
Ma di fatto diversi Comuni, piccoli ma anche medio-grandi, hanno deciso di cancellare o limitare le celebrazioni. In alcuni casi gli eventi sono stati tutti annullati, in altri a essere ‘tagliato' è stato l'accompagnamento musicale. Che, come hanno fatto notare i critici, in molti casi ha significato impedire di suonare Bella ciao, canzone della Resistenza partigiana che però viene considerata ‘divisiva' dalla destra.
Polemica sul 25 aprile, Landini: "Giornata di lotta" e FI lo attacca
Oggi il ministro Musumeci ha detto al Corriere della Sera che nessuno nel governo ha "mai pensato di vietare né di ostacolare alcunché, figuriamoci". E ha detto che la richiesta è di "sobrietà da osservare in tutte le manifestazioni esterne. Ognuno la sobrietà la interpreta e vive in base alle proprie sensibilità". Poi però ha messo dei paletti: "Ci auguriamo che, come a volte accade nelle manifestazioni di strada, non ci siano degenerazioni, scontri, toni violenti", come "forma di rispetto che si dovrebbe ai tantissimi pellegrini che sono a Roma". E ancora: "Balli e canti scatenati si potrebbero evitare, ecco, mentre la salma non è ancora tumulata".
Gli ha risposto tra gli altri il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ha ripreso le posizioni dell'Anpi: "Il 25 aprile non è che beviamo e, quindi, dobbiamo essere sobri. Il 25 aprile è una giornata di mobilizzazione, di lotta per affermare i valori della democrazia nel nostro Paese. E ricordare che senza la sconfitta del nazismo e del fascismo, senza la lotta di resistenza, oggi non avremmo la democrazia e la libertà", ha dichiarato a Radio popolare. Attaccando poi il governo e ricordando che "parte di chi oggi è al governo non è tra quelli che hanno dato vita alla nostra Costituzione. Questo è un fatto storico, non è un giudizio".
Le parole del sindacalista hanno attirato la polemica di Forza Italia: "Landini usa il 25 aprile come un'occasione per inneggiare alla lotta sociale", ha lamentato il senatore Maurizio Gasparri. "Landini non perde occasione per alimentare la tensione, usando termini che confermano la sua natura nostalgica, dei tempi in cui le piazze erano incendiate da scontri e conflitti sociali. Parlare di lotta non è solo grave, ma anche pericoloso", gli ha fatto eco la vicepresidente di Palazzo Madama Licia Ronzulli. A proposito di FI, il vicepremier Antonio Tajani ha confermato che il 25 aprile sarà alle Fosse ardeatine in rappresentanza del governo.
I Comuni che annullano o riducono le celebrazioni
Che l'intenzione del governo fosse quella di "ostacolare" le celebrazioni o meno, l'effetto in alcuni Comuni c'è stato – e non solo quelli guidati dal centrodestra. Ad Ancona (guidata dal forzista Silvetti) l'amministrazione ha deciso di sospendere tutte le rappresentazioni musicali, come il concerto e l'accompagnamento della banda. A Cesena (dove è sindaco il dem Lattuca) è successa la stessa cosa, tra le proteste di Sinistra italiana.
Passando ai Comuni più piccoli la lista si allunga parecchio. Tra gli esempi si possono citare Grottaferrata (Roma) che ha conservato solo il momento istituzionale e cancellato tutti gli altri eventi; Romano (Bergamo) dove non ci saranno canti, inni o accompagnamenti musicali, cosa che ha sollevato le proteste dell'Anpi locale; Borgo San Dalmazzo (Cuneo), dove due anni fa si era recato il presidente Mattarella per celebrare la Liberazione, ha cancellato uno spettacolo; Ponte San Nicolò (Padova), Legnano (Milano), Leno (Brescia), Pomezia (Roma), Ausonia e Isola del Liri (Frosinone), Chivasso (Torino), Monteforte Irpino (Avellino) sono solo alcuni dei Comuni dove le celebrazioni sono cancellate quasi del tutto, oppure sono state limitate agli eventi strettamente istituzionali.
Sia a livello locale che nazionale, molti hanno osservato che con queste decisioni – annullando eventi, confronti, concerti, spettacoli – si è indebolito il festeggiamento della Liberazione. E in alcuni Comuni vietare l'accompagnamento musicale, che in molti casi era già stato concordato, ha significato anche vietare di suonare e cantare Bella ciao. "Può essere impedito alla banda di eseguire Bella ciao, non potrà essere impedito ai cittadini di cantarla come sempre: con amore. E la canteremo anche in omaggio a Papa Francesco, uomo di pace", ha detto ad esempio Walter Torrioni, presidente dell'Anpi di Romano, uno dei Comuni che ha imposto la "sobrietà".
Opposizione all'attacco, Zingaretti (Pd): "Noi saremo sobri, voi assenti"
Nella maggior parte dei Comuni, comunque, restano confermate le iniziative in programma. È il caso di Roma, dove il sindaco Gualtieri ha commentato a Sky: "Abbiamo dei programmi di celebrazione che non so se possono essere definiti sobri, ma saranno corretti con una celebrazione molto importante". O a Firenze, dove la sindaca Funaro ha detto: "Noi facciamo sempre celebrazioni istituzionali sobrie e anche quest'anno faremo altrettanto". E naturalmente in luoghi simbolo della Resistenza, come Marzabotto e Gattatico in Emilia-Romagna.
Gli esponenti dell'opposizione hanno criticato la linea del governo: "Non si sentiva, francamente, il bisogno di aggettivare la partecipazione alle cerimonie del 25 aprile", ha detto Enrico Borghi, vicepresidente di Italia viva. "Le celebrazioni meritano rispetto, non richiami fuori luogo", ha aggiunto Angelo Bonelli di Avs a L'aria che tira. "Caro Governo, noi ovviamente saremo sobri, per ricordare chi ci ha ridato la libertà, difeso la patria e cacciato l'invasore, ma il problema siete voi che sarete come sempre assenti", ha concluso l'europarlamentare del Pd Nicola Zingaretti sui social.