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Il governo Meloni ha scelto il fondatore del Family Day come consulente antidroga

Massimo Gandolfini, fondatore del Family Day e da anni punto di riferimento del mondo pro-vita, è stato nominato consulente del Dipartimento per le politiche antidroga dal governo Meloni. Le sue posizioni contrarie a tutte le droghe, anche leggere, e contro “la cultura dello sballo e dell’abuso”.
A cura di Luca Pons
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Massimo Gandolfini, fondatore e attuale leader della manifestazione ultracattolica Family Day, sarà il nuovo consulente del Dipartimento per le politiche antidroga nel ministero della Giustizia del governo Meloni. Come ha rivelato l'Espresso, Gandolfini è stato scelto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, figura inserita in ambienti conservatori e pro-vita.

Mantovano, infatti, ha fondato il centro studi Rosario Livatino, associazione di giuristi che si occupa di temi come diritti delle coppie Lgbt, eutanasia e aborto. Gandolfini, amico di Mantovano, ha lanciato il Family Day nel 2015 per protestare contro l'introduzione della legge sulle unioni civili, il ddl Cirinnà, e ha proseguito la sua protesta negli anni successivi, schierandosi anche contro il ddl Zan.

Come ricostruito dall'Espresso, in passato Gandolfini è stato vicino ad altre cariche di potere. Il suo nome è stato promosso da alcune voci in ambienti cattolici a gennaio, quando si è votato per eleggere il presidente della Repubblica, prima che arrivasse la conferma di Sergio Mattarella per un secondo mandato. È stato inserito anche tra i candidati di Fratelli d'Italia alle ultime elezioni, ma è stato poi rimosso dall'elenco prima che si andasse al voto.

Gandolfini ha detto di voler dare "un contributo anche di tipo legislativo" al Dipartimento che si occupa di contrastare le droghe. La sua posizione, come prevedibile, è radicale: nel 2019 disse che la Cassazione aveva sbagliato a sentenziare che la coltivazione di cannabis per uso personale è legale. Una sentenza che "banalizza il consumo di droga, inventa un diritto a drogarsi che non ha alcun fondamento giuridico e alimenta una cultura dello sballo e dell’abuso", affermò.

Lo scorso anno, Gandolfini ha collaborato al libro "Droga. Le ragioni del no. La scienza, la legge, le sentenze", curato dal sottosegretario Mantovano. Il libro, nella sua promozione, è descritto come una risposta allo "sforzo per liberalizzare la droga". Il volume, si legge, "illustra gli effetti delle principali sostanze stupefacenti, in particolare dei derivati della cannabis, sul fisico, sul sistema neurologico e sull’equilibrio psichico, facendo riferimento soprattutto agli adolescenti, dimostrando l’improprietà dell’aggettivo “leggera”".

Gandolfini nel 2019 fu condannato per diffamazione nei confronti di Arcigay per sostenuto che la pedofilia fosse una delle identità di genere riconosciute e ‘approvate' dall'organizzazione per i diritti civili. In quell'occasione, lo studio Livatino pubblicò una nota definendo "non rassicurante" il fatto che "una persona sia condannata per l'esposizione pubblica di idee".

Per il suo incarico di consulente, a quanto risulta, l'organizzatore del Family Day non sarà pagato. La carica durerà fino a fine 2023. "Dal punto di vista politico e culturale", ha dichiarato lui stesso, "rappresento una fetta notevole di persone assolutamente contrarie a ogni legalizzazione".

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