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Pensioni

Il governo Meloni ha deciso cosa fare sulle pensioni: ecco il piano per il 2023, poi sarà riforma

Sarà Quota 41, ma in versione ridotta, lo scivolo che il governo Meloni finanzierà nel 2023. Per la riforma delle pensioni promessa, invece, bisognerà aspettare l’anno successivo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il tempo scorre, l'orologio ticchetta e il 31 dicembre si avvicina. La fine dell'anno, in termini economici, si traduce in una parola: manovra. E sappiamo bene come quella di quest'anno – la prima legge di Bilancio del governo Meloni – sarà monopolizzata dal problema del caro energia. Per le altre misure restano le briciole, ma alcuni passaggi sono quasi obbligati. Uno di questi riguarda le pensioni: dal primo gennaio, senza un intervento dell'esecutivo, ci sarebbe lo scalone da Quota 102 – lo scivolo temporaneo del governo Draghi – alla Fornero secca, che significa pensione a 67 anni.

Il governo, però, non ha nessuna intenzione di cedere sulle pensioni. Sia per evitare di scatenare la rabbia di sindacati e lavoratori prossimi al lasciare il lavoro, sia perché praticamente tutti i partiti – ma soprattutto la Lega – si sono spesi molto in campagna elettorale sul tema. Insomma, diventare l'esecutivo che segna il ritorno alla Fornero – dopo una serie infinita di opzioni e scivoli – non è un'opzione. Ma quindi quali sono le alternative in campo? In verità ben poche.

Il problema principale è sempre lo stesso: i soldi non ci sono, e i pochi che possono essere investiti serviranno a tamponare il caro energia e il caro bollette. L'obiettivo, perciò, è trovare una soluzione ponte di un anno sulle pensioni e rimandare una riforma complessiva. Ne ha riparlato oggi il sottosegretario al Lavoro e ideatore di Quota 100, il leghista Claudio Durigon: "Avremo una Quota 41 con 61 o 62 anni per il solo 2023, come misura ponte verso la riforma organica che faremo il prossimo anno – ha annunciato, intervistato da Repubblica – Spenderemo meno di 1 miliardo per agevolare 40-50mila lavoratori. Pensavamo anche a un bonus per chi resta a lavorare, ma la prudenza di bilancio ci induce a rinunciare".

Perciò, sulle pensioni, anche il governo Meloni finanzierà un nuovo scivolo e rinvierà la riforma al 2024: "Quota 41 ci sarà e questo è importante – ha insistito Durigon – la stiamo studiando nei dettagli con la ministra del Lavoro Marina Calderone e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti". Per una riforma complessiva delle pensioni "bisogna discuterne con i sindacati e ci vuole tempo". Poi il sottosegretario al Lavoro si è anche giustificato rispetto alle promesse fatte in passato: "In campagna elettorale avevamo detto che facevamo Quota 41 e così sarà", ma "senza vincoli di età costa 4 miliardi il primo anno e poi a salire". Mentre "se la limitiamo a chi ha 61 o 62 anni, con il divieto di cumulo con un reddito da lavoro, il costo scende sotto il miliardo, con un piccolo trascinamento nel 2024". Insomma, come dicevamo, i soldi sono pochi e anche le promesse si fa fatica a mantenerle. Perciò alla fine arriverà una Quota 41 light come soluzione di compromesso.

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