Il governo Meloni ha cancellato il divieto di vendere armi agli Emirati Arabi Uniti
Il Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni ha stabilito che non ci sarà più il divieto di vendere missili e bombe italiane agli Emirati Arabi Uniti. Gli accordi di esportazioni di armi erano stati sospesi nel luglio 2019, dal primo governo Conte. Solo un anno e mezzo dopo, nel gennaio 2021, il secondo governo Conte aveva ufficialmente revocato l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
Il motivo era che i due Paesi erano coinvolti nel conflitto in Yemen: un attacco al gruppo Huthi partito nel 2015 e guidato dall'Arabia Saudita, che soprattutto tramite i bombardamenti ha causato negli anni migliaia di morti anche tra i civili, anche bambini. Negli anni successivi all'inizio della guerra, gli Stati europei hanno continuato a stringere accordi commerciali per la vendita di armi.
Il blocco, come detto, è arrivato nel 2021. Si basava su una legge del 1990, la n. 185, che prevede il divieto di vendere armi quando la vendita è "in contrasto con la Costituzione", ma anche se si rivolge a "Paesi in stato di conflitto armato" e a Paesi "i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani".
Il governo spiega: "La situazione è migliorata, gli Emirati Arabi non sono più coinvolti nel conflitto"
La decisione del governo Meloni è stata accompagnata da un comunicato stampa per spiegarla: "Il 5 agosto 2021", si legge nella nota di Palazzo Chigi, "il Consiglio dei ministri ha avuto conferma dall’allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Luigi Di Maio, ndr) del fatto che l’impegno militare degli Emirati Arabi Uniti in Yemen era cessato". Dopodiché, la situazione "ha continuato a evolversi positivamente: da aprile 2022 le attività militari in Yemen sono rallentate e circoscritte e l’attività diplomatica ha avuto una importante accelerazione".
Secondo quanto rilevato dal governo, gli Emirati Arabi Uniti hanno, tra il 2015 e il 2021, "stanziato 5,5 miliardi di euro per la stabilizzazione e ricostruzione dello Yemen, impegno che è continuato nel 2022 con 500 milioni di euro e ancora nel novembre scorso, con Fondo monetario internazionale e Arab Monetary Fund, con un impegno di 1,5 miliardi di dollari in tre anni". A fronte di questi cambiamenti, quindi, il governo Meloni ha deciso di permettere di nuovo "l’esportazione di materiale d’armamento negli Emirati Arabi Uniti". Anche se, nel comunicato, ci ha tenuto a sottolineare che la decisione non è altro che la messa in pratica "di quanto stabilito dal precedente governo".
Dall'opposizione si è sollevata la critica di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e deputato dell'Alleanza Verdi-Sinistra: "Già era stata una vergogna per il governo Draghi cedere ai ricatti economici dei Paesi del Golfo, e lo è ancora anche se lo fa il governo Meloni. Evidentemente per qualcuno fare affari, anche con le armi, con i regimi di quell'area è conveniente. E chi se ne frega di diritti umani e di coscienza civile. Ma può essere quello degli armamenti il futuro industriale del nostro Paese?".
Onu: "In Yemen mai stati così vicini alla pace, ma non basta"
Oggi, gli Huthi e l'Arabia Saudita (che invece resta colpita dal divieto di esportazione italiano) hanno affermato di aver fatto progressi nei negoziati per riattivare un cessate il fuoco scaduto e per avviare dei colloqui per risolvere il conflitto. La coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita ha rilasciato 104 prigionieri, che sono stati riportati in Yemen. Alcuni giorni fa, con un altro accordo, sono stati liberati 700 Huthi detenuti e altri 180 prigionieri.
L'inviato delle Nazioni unite per lo Yemen, Hans Grundberg, ha commentato con cauto ottimismo: "In otto anni non abbiamo visto un'opportunità così seria di fare progressi verso la fine del conflitto", ha detto, ma la situazione potrebbe "ancora cambiare se le parti non compiono passi più coraggiosi verso la pace. Molti aspetti della tregua continuano ad essere applicati oltre la sua durata e lo Yemen sta vivendo il più lungo periodo di relativa calma in questa rovinosa guerra. Tuttavia, questo non è sufficiente".