Il governo Meloni dice che non costruirà un hotspot per i migranti in Tunisia
Il governo non costruirà un hotspot per i migranti in Tunisia. Lo assicura il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, pur confermando che il modello da seguire per la gestione dei flussi migratori sia quello fondato su una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e transito. In un'intervista a La Stampa il titolare del Viminale afferma che l'idea di un hotspot in Tunisia "è da escludere nel modo più assoluto" perché "non ce n'è bisogno". Nei prossimi giorni Piantedosi incontrerà al Viminale funzionari provenienti dall'Algeria, dalla Libia e dalla Tunisia "per una importante riunione", anche se non è ancora chiaro quale sarà il tema preciso dell'incontro.
Il ministro si limita a dire che sarà "un'altra tappa della collaborazione con i Paesi di partenza e di transito". E spiega: "Stiamo lavorando alla condivisione di progetti di rimpatrio volontario assistito che, se funzioneranno, serviranno ad alleggerire la pressione anche nel territorio tunisino, nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone".
Questo non significa, però, che il governo ci stia ripensando sui centri in Albania. Sono due cose molto diverse, sottolinea il ministro. Per poi spigare che i primi migranti saranno portati in Albania "appena saranno pronte le strutture per ospitarli". Sui ritardi nel via al progetto, Piantedosi commenta: "Non conta la data di partenza, ma il risultato dell'operazione, che prevedo possa essere estremamente importante. Al progetto guardano con attenzione tutti i nostri partner europei".
Secondo l'ultimo aggiornamento disponibile nel sito del ministero dell'Interno, dall'inizio dell'anno sono sbarcati sulle coste italiane 16.090 migranti. Secondo quanto sostenuto più volte dal governo italiano, nei centri in Albania dovrebbero essere ospitate 3mila persone al mese, ma i posti effettivamente disponibili sembrano essere molti meno. Facendo un po' di calcoli, sorgono diverse domande sull'utilità della spesa che il governo sta sostenendo per costruire i centri in Albania, anche considerando che secondo diversi esperti del settore non è con queste due strutture che si riuscirà a favorire i rimpatri o a migliorare la logistica dell'accoglienza.