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Il governo Meloni cambierà il Pnrr entro la fine del mese (mentre chiede altri soldi all’Ue)

“Ci siamo impegnati a concludere la fase di rivisitazione del Piano entro la fine del mese”, garantisce il ministro Zangrillo. Intanto l’Italia chiede altri fondi all’Unione europea per i progetti green.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo Meloni cambierà il Piano nazionale di ripresa e resilienza entro la fine del mese. La pressione di Bruxelles sale e, di contro, anche quella italiana a caccia di fondi. Il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, ha garantito in un'intervista a Repubblica che "a nessuno, nel governo, sfugge che il Pnrr sia un’opportunità irrinunciabile". E che "non è finalizzata solamente a dare sviluppo al Paese, ma anche a confermare che siamo un Paese serio e responsabile, capace di rispettare gli impegni". Perciò "ci siamo impegnati a concludere la fase di rivisitazione del Piano entro la fine del mese – ha aggiunto – Mancano due settimane".

Zangrillo ha sottolineato che il contesto "è profondamente cambiato rispetto a quando il Piano è stato ideato". Non c'erano "la guerra in Ucraina" e "l'inflazione a doppia cifra". Perciò "abbiamo convenuto di ripensare la governance, per una sorveglianza più stretta, e di fare un’analisi puntuale sull’effettiva realizzabilità di quanto era previsto nel Piano che abbiamo ereditato". Insomma, che dei progetti salteranno ormai è un fatto appurato: "Perché alcuni non sono più realizzabili, mentre altri lo sono ancora, ma con tempistiche differenti – ha spiegato il ministro – Stiamo valutando, in accordo con l’Unione europea, l’opportunità di spostare alcune opere sui fondi per la coesione, che hanno tempi più dilatati rispetto al Pnrr".

Nel frattempo Palazzo Chigi ha avanzato una richiesta all'Ue per ricevere nuovi fondi a debito e finanziare il Repower Eu, il capitolo dedicato alla transizione ecologica e in generale alla questione energetica. Per finanziare i nuovi progetti si attingerà ai circa 77 miliardi avanzati dai fondi a disposizione per i Pnrr dei vari Paesi, che non tutti hanno deciso di prendere. Non si parla ancora di cifre precise, ma per finanziare il Repower italiano e dare ossigeno alle aziende colpite dalla crisi energetica, il governo tornerà a bussare alle porte dell'Europa.

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