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Il governo Meloni cambia il Pnrr, proteste dall’opposizione e dai Comuni: “Devono coinvolgerci”

Dopo le proposte di modifica da parte del governo Meloni al Pnrr, che stralcia nove misure per rifinanziarle con altri canali, sono arrivate le critiche da parte del Partito democratico e dei Comuni.
A cura di Annalisa Girardi
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Un anno fa, in piena campagna elettorale, il centrodestra annunciava che se fosse andato al governo avrebbe cambiato il Pnrr. E così è stato. In conferenza stampa il ministro per gli Affari esteri, Raffaele Fitto, ha presentato le proposte di modifica che il governo Meloni invierà alla Commissione europea su ben 144 investimenti. L'attenzione è tutta sulle nove misure che verranno definanziate. Si tratta di nove progetti che verranno stralciati dal Pnrr per permettere che gli oltre 15 miliardi di euro vengano impiegati in altro modo. Queste misure però, ha assicurato Fitto, non verranno cancellate: semplicemente verranno finanziate con altri canali per evitare che, visti gli stretti vincoli temporali e di rendicontazione del Recovery, rischino di saltare. Dalle opposizioni, però, non sono mancate le critiche.

Per prima cosa per quanto riguarda il metodo: "Sono mesi che chiediamo al governo di venire a riferire in Aula per aggiornarci sull'attuazione del Pnrr, vediamo il Parlamento continuamente emarginato ed esautorato, nonostante il provvedimento sulla governance del Piano preveda la discussione e un voto di indirizzo preventivo delle camere, in caso di modifiche", ha detto la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, in un colloquio con La Stampa. Fitto sarà alla Camera martedì prossimo e la leader dem ha annunciato che prenderà la parola per denunciare "il colpo di spugna irresponsabile rispetto alla messa in sicurezza del territorio".

Il riferimento è in particolare agli 1,3 miliardi di euro stanziati per le misure contro il dissesto idrogeologico, che saltano dal Piano. Secondo Schlein la riorganizzazione dei fondi annunciata ieri dal ministro Fitto è solo un tentativo di fare "il gioco delle tre carte togliendo fondi ai Comuni, al Sud e alla lotta contro il dissesto idrogeologico".

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, intervenendo a Sky Tg24 risponde che la sinistra deve "smetterla di fare propaganda" e "tirare fuori i dati sui finanziamenti europei che non riusciamo a spendere soprattutto in alcune Regioni italiane". E ancora: "Proprio perché si parla di cambiamento climatico così importante, occorre la strategia. Nelle varie audizioni, gli organismi tecnici hanno fatto presente che la capacità di progettare necessita di tempi tecnici lunghi. Noi abbiamo una parte di soldi, circa 60 miliardi, a fondo perduto, gli altri, circa 130, sono stati dati a debito, ma soprattutto vi è il fatto che gli interessi ‘agevolati' valgono solo nel momento in cui le opere sono realizzate entro giugno 2026. Se si va fuori i soldi vanno restituiti all'Europa. Quindi, come è stato fatto, meglio trovare altre fonti di finanziamento che consentano di raggiungere ugualmente gli obiettivi".

Anche il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo ad Agorà Estate su Rai3 ha sottolineato: "Alcune risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state spostate giustamente: dovendo il Pnrr rendicontare entro il 30 giugno 2026, alcune opere sono impossibili da concludere per quella data". Per poi assicurare, in un'intervista con La Stampa: "Nessun definanziamento degli interventi sul dissesto idrogeologico inseriti nel Pnrr. Le opere verranno realizzate con altri fondi, basta con questo disfattismo interno tutto ideologico".

Le critiche non hanno riguardato solo il coinvolgimento del Parlamento o la fattispecie dei programmi saltati. Anche i Comuni hanno avuto qualcosa da ridire: "Sapevamo che c’era ipotesi di spostare risorse del Pnrr sul RePower. Nessuno però si aspettava che ci fosse l’ipotesi di spostare tre programmi interi dei Comuni legati al ministero dell’Interno che sono le piccole opere, i Pui (i Programmi urbani integrati), e gli interventi di rigenerazione", ha detto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci in un'intrevista con Repubblica.

"Qualora questi fondi del Pnrr che ammontano a 13 miliardi di euro e che erano stati assegnati ai Comuni venissero spostati sul programma RePower, il governo ci ha assicurato che troverà altre fonti di finanziamento. Ma noi a questo punto vogliamo garanzie per iscritto: e cioè pretendiamo che ci venga assicurato che questi fondi vengano stanziati contemporaneamente allo spostamento dei fondi del Pnrr. Non vogliamo correre rischi", ha poi aggiunto, parlando di una vera e propria beffa per i Comuni, che sarebbero "e uniche amministrazioni pubbliche che stanno spendendo con rapidità ed efficienza queste risorse a differenza di quanto accade per alcuni soggetti attuatori che non hanno neanche predisposto i progetti".

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