Il governo italiano riflette sul blocco di Tiktok, ma Salvini non ci sta: “Sono contro la censura”
Il governo Meloni litiga su Tiktok. Da un lato i problemi di sicurezza evidenziati nei giorni scorsi dalla Commissione europea – che hanno portato l'esecutivo comunitario a prendere la decisione drastica di vietare il social cinese ai propri dipendenti – dall'altro la resistenza di chi, nascondendosi un po' dietro il classico "no alla censura", rilancia la propria propaganda verso il più giovani. Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha detto a Repubblica che "il tema è all'attenzione da qualche giorno", spiega Zangrillo.
"Su questo argomento si sta già impegnando il Copasir, ma è evidente che il mio ministero, avendo 3,2 milioni di dipendenti, è fortemente coinvolto – ha sottolineato il ministro – Le opzioni possono essere di muoversi come si è mossa la Commissione europea o eventualmente assumere una decisione diversa. È una scelta che non posso compiere in solitaria, mi devo confrontare con le altre istituzioni e insieme concorderemo una linea". Dopo il fine settimana è previsto anche un vertice: "Prenderemo una decisione in fretta, dobbiamo comprendere bene quale è effettivamente la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale".
Nel dibattito sulla questione Tiktok si è inserito immediatamente Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, presidia il social dei giovanissimi da molto prima che arrivasse l'orda dei politici in campagna elettorale la scorsa estate. E soprattutto è stato l'unico a non mollarlo dopo il voto del 25 settembre. "Bloccare TikTok? È un interrogativo che coinvolge sicurezza e democrazia. Io sono perplesso e sono contrario ad ogni tipo di censura, in una società liberale prima di arrivare a ‘blocchi' radicali bisogna riflettere bene. Voi che ne pensate? – scrive il leader della Lega sui suoi social, accompagnando il post a un video rilanciato ovviamente su Tiktok – Censurare, vietare, mettere il bavaglio a TikTok? A Bruxelles già ci stanno pensando. Io sono sempre e comunque a favore della libertà di pensiero, di parola e di espressione e contro ogni censura. Controllare sì, vigilare sì, ma la censura non mi piace mai".