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Il governo italiano ha davvero chiuso i porti ai profughi con la scusa del coronavirus

Il governo non ritratta sui porti chiusi e conferma la decisione di non poter considerare l’Italia un luogo sicuro durante l’emergenza. Nonostante l’assenza di un testo in queste ore facesse pensare a lavori ancora in corso, specialmente con la nave umanitaria Alan Kurdi in attesa di fronte alle coste italiane con 150 migranti a bordo, fonti ministeriali confermano a Fanpage.it che per tutta la durata dell’emergenza coronavirus l’Italia non potrà essere considerata un luogo sicuro.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo tira dritto e conferma la decisione di chiudere i porti, con 150 naufraghi a bordo della nave umanitaria Alan Kurdi a largo delle coste italiane. Sebbene l'assenza di un testo ufficiale in queste ore potesse far pensare a lavori ancora in corso, fonti ministeriali assicurano a Fanpage.it che il decreto è stato firmato e che quindi per tutta la durata dell'emergenza coronavirus i porti italiani non potranno essere considerati un luogo sicuro. Una decisione fortemente condannata dalle organizzazioni umanitarie che salvano vite nel Mediterraneo.

"A pochi giorni dalle scene degli esponenti di governo che si spellavano le mani plaudendo alle parole pronunciate da Papa Francesco "nessuno si salva da solo", ecco qual è la traduzione pratica: un decreto per chiudere i porti alle navi che soccorrono in mare persone che scappano dall'inferno libico", scrive in una nota l'Ong Mediterranea Saving Humans.

La denuncia di Mediterranea

La pandemia, quindi, non sarebbe altro che un pretesto "per riproporre il terribile messaggio che se muoiono affogati donne uomini e bambini in mezzo al nostro mare, è infine un male minore e necessario". Gli attivisti puntano il dito contro il decreto, definito privo di fondamenti giuridici e sanitari, "visto che i protocolli per agire in totale sicurezza, ci sarebbero tutti", e in ultima istanza inaccettabile: "Forse non  ancora chiaro che ogni vita umana va salvata, perché non ci sono vite che valgono di più e vite che valgono niente, cancellate da poche righe scritte solo per un'operazione di macabro marketing, a cui ci aveva abituati il precedente governo".

Nel decreto si sottolinea che le navi umanitarie, non potendo quindi attraccare presso i porti italiani, dovrebbero recarsi presso lo Stato di cui battono bandiera. Nonostante si tratta di un Paese probabilmente altrettanto colpito dall'emergenza sanitaria. "Le navi che soccorrono i naufraghi in mare hanno una sola bandiera: quella dell'umanità. È all'umanità che oggi, voi governanti, avete chiuso i porti, non alle navi. Perché non vi fate carico voi, che sedete al Governo, di inviare navi militari per soccorrere gli esseri umani che chiedono aiuto? Perché fate la guerra a chi aiuta? Nemmeno questo terribile contagio vi ha insegnato che con le vite degli altri non si può giocare.
Incredibile che non si provi vergogna a scrivere un'aberrazione etica e giuridica del genere", continua Mediterranea.

La Alan Kurdi attende un porto sicuro

La conferma sulla chiusura dei porti, d'altronde, è arrivata anche tramite la risposta del ministero dei Trasporti alla richiesta della Alan Kurdi di poter sbarcare. Sul sito del Mit, infatti, si legge:

"In merito alla richiesta di soccorso della nave Alan Kurdi, il Mit conferma l’impossibilita di garantire porti sicuri in Italia a navi battenti bandiera straniera. Attualmente, a causa dell’emergenza pandemica Covid19, i porti, infatti, non presentano più i necessari requisiti sanitari richiesti dalla convenzione di Amburgo.È quanto stabilito nel decreto interministeriale firmato ieri anche dalla ministra Paola De Micheli che aveva già assunto decisioni analoghe per le navi da crociera e le navi passeggeri battenti bandiera straniera".

Al momento, la nave della ong tedesca Sea Eye si trova ancora in acque internazionali, vicinissima tuttavia alle acque italiane, in particolare all'isola di Lampedusa e a Malta. Sia Roma che La Valletta, tuttavia, hanno fatto presente a Berlino che non acconsentiranno allo sbarco a causa dell'epidemia di coronavirus. La nave ha chiesto al governo tedesco di intervenire per evacuare subito i migranti a bordo della nave, come fatto per i 200.000 cittadini tedeschi ripatriati nei giorni scorsi. "Inviare un aereo per 150 persone è umanamente possibile. Circa 150 città tedesche della Coalizione Porti Sicuri sono pronte ad accoglierle", ha precisato la Ong. Tuttavia, al momento, la situazione rimane in stallo.

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La situazione a Lampedusa

Ieri 67 persone sono sbarcate a Lampedusa. A comunicarlo è Alarm Phone su Twitter: "Abbiamo saputo che la barca è arrivata a Lampedusa e le circa 67 persone sono salve! Malta non ha prestato soccorso e hanno attraversato la loro zona SAR con il motore guasto. Raggiunta la zona SAR italiana, le autorità li hanno scortati fino al porto. Siamo felici che siano vivi". Due giorni prima altre 36 persone, tra cui due donne in gravidanza, erano approdate autonomamente al porto dell'isola. Si trattava del primo sbarco in diverse settimane: i migranti erano stati trasferiti all'hotspot dell'isola, dove sono stati sottoposti a quarantena.

Il sindaco dell'isola, Totò Martello, aveva lanciato un appello alla ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese: "Serve una ‘nave dell'accoglienza' ormeggiata di fronte al porto di Lampedusa: in questo momento credo sia l'unica soluzione possibile per evitare che altri migranti stazionino sull'isola dove non c'è più spazio per la loro permanenza". Il sottosegretario al ministero dell'Interno, Carlo Sibilia, però aveva replicato: "Stiamo vivendo una situazione d'emergenza senza precedenti. Se arriva una nave con 200-500 migranti a bordo non possiamo mettere in piedi un sistema di quarantena su navi private". Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, era intervenuto, commentando su Twitter: "Vicino ai lampedusani, giustamente molto preoccupati. Mai come in questo periodo di grande difficoltà per l'Italia i porti dovrebbero rimanere chiusi, ma per davvero".

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