Il governo in campo contro la Fiat: “Stop ai licenziamenti”
Un invito alla ragionevolezza e al buon senso. Così, il governo scende in campo nel caso Fiat Pomigliano e chiede all'azienda di rivedere la decisione di mettere in mobilità 19 operai in ottemperanza della sentenza dei giudici romani che obbliga il reintegro degli iscritti alla Fiom. E' Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico a rompere il ghiaccio: «Non entro nel merito di decisioni interne, ma non mi è piaciuta la mossa che è stata fatta»,dice Passera ai microfoni di SkyTg24, pur precisando che «si tratta di una libera azienda e se la vede al suo interno». Più incisa è il Ministro del Welfare, Elsa Fornero, che, nell'esprimere «rammarico e preoccupazione» per la decisione annunciata dalla Fiat, invita la casa torinese a «soprassedere all'avvio della procedura di messa in mobilità, in attesa della verifica di una possibilità di dialogo che non riguardi soltanto il fatto specifico», ma «l'insieme delle relazioni sindacali in azienda». In questa situazione, il ministro del Lavoro fa sapere che «si adopererà per quanto di sua competenza per fermare l'avvitamento in una spirale nella quale tutti, dai singoli all'intero Paese, sono perdenti».
Chi invece non la manda a dire a Sergio Marchionne, che ieri aveva definito «coerente» la scelta di licenziare i 19 di Pomigliano, è Diego Della Valle: «Bisogna proteggere l'Italia da Marchionne e dagli Agnelli», ha affermato in una nota, mister Tod's. L'imprenditore invoca l'intervento delle istituzioni: «Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il presidente del Consglio, Mario Monti, devono, a questo punto, intervenire e richiamare Marchionne e gli Agnelli». Non meno duro è il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «I 19 licenziamenti annunciati sono inaccettabili, in questo modo i problemi si aggravano. Bisogna che la Fiat ragioni diversamente».
Guardando ai sindacati, sembra chiara l'intenzione di non firmare un accordo con l'azienda per attivare le procedure delle legge 223 del 1991 sulla mobilità (anche se ciò non impedisce alla Fiat di procedere unilateralmente). Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, avverte: «i miei iscritti verrebbero danneggiati» dalla mobilità «perché licenziati ingiustamente, ci muoveremo contro la Fiat per tutelarli». Mossa che la Uilm, categoria sindacale dei metalmeccanici della Uil, farà oggi, secondo quanto affermato dal segretario generale Palombella, nel corso della trasmissione "L'Economia in tasca" su Radio1Rai:
"Insieme ai sindacati firmatari di accordi con Fiat e del contatto specifico, chiederemo di incontrare l'azienda per bloccare l'avvio delle procedure per la mobilità di 19 addetti dello stabilimento produttivo di Pomigliano d'Arco. Ci vogliono 45 giorni per l'espletamento delle procedure di mobilità e nei primi 7 giorni è possibile arrestarle. Tenteremo di farlo".
Dal canto suo, la Fiom si dice disponibile alla partecipazione al tavolo delle trattative. «Il ministro del Welfare fa il suo lavoro: ha chiesto alla Fiat di soprassedere e sospendere le procedure di mobilità, ma credo che tecnicamente le procedure di mobilità si possano solo ritirare, non sospendere», afferma, intervenendo al Giornale Radio Rai, il segretario nazionale della Fiom, responsabile del settore auto, Giorgio Airaudo, secondo cui «comunque il ministro fa il suo mestiere, se interviene fa bene; poi vedremo, ‘se son rose fioriranno': ora la parola passa alla Fiat».