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Manovra 2024

Il governo ha già approvato ad agosto la norma sui pignoramenti che ora ha escluso dalla manovra

Dopo giorni di polemiche la misura sui pignoramenti dei conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate è saltata dalla manovra, ma la norma è stata già approvata con la delega fiscale ad agosto.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La norma sui pignoramenti dei conti correnti di chi ha debiti con il fisco è saltata ufficialmente – o quasi – dalla manovra del governo Meloni. L'ultima versione della legge di Bilancio, diffusa oggi pomeriggio dopo la trasmissione del Mef a Palazzo Chigi, effettivamente non riporta più la norma. Peccato che, pur con una formula diversa, la misura sia stata già approvata dalla maggioranza nella legge delega sul fisco ad agosto. Insomma, la stretta sui pignoramenti era già in programma da tempo, ma le polemiche hanno convinto Giorgia Meloni a fare un passo indietro. Niente di strano, è già successo lo scorso anno con altre misure economiche.

Il problema è che – come segnala su X il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin – la norma permane nel nostro ordinamento giuridico. Nonostante il governo stia sostanzialmente dicendo di essere contrario, con tanto di smentita ufficiale della presidente del Consiglio. Una legge di cui spesso ha parlato il viceministro all'Economia, Maurizio Leo, e invocata dall'Agenzia delle Entrate. Banalizzando, oggi succede questo: nella fase finale di una procedura di riscossione, l'ente può ordinare il pignoramento dei conti correnti, ma solo dopo aver chiesto l'autorizzazione agli istituti di credito per verificare che ci siano realmente dei soldi. In questo iter, molto lungo, il debitore viene avvisato e ha tutto il tempo di spostarli da un'altra parte. Con la norma si permette all'Agenzia delle Entrate di visionare direttamente la giacenza e ordinare un eventuale pignoramento.

Nella delega fiscale già approvata dal Parlamento, che il governo ha 24 mesi per convertire in legge con i decreti attuativi, si legge:

1. Nell’esercizio della delega di cui all’articolo 1 il Governo osserva altresì i seguenti princìpi e criteri direttivi specifici per la revisione del sistema nazionale della riscossione, anche con riferimento ai tributi degli enti territoriali: […] potenziare l’attività di riscossione coattiva dell’agente della riscossione, anche attraverso: […] la razionalizzazione, l’informatizzazione e la semplificazione delle procedure di pignoramento dei rapporti finanziari, che non possono in ogni caso eccedere complessivamente la misura della sorte capitale, degli interessi e di ogni relativo accessorio fino all’effettivo soddisfo, anche mediante l’introduzione di meccanismi di cooperazione applicativa sin dalla fase della dichiarazione stragiudiziale del terzo, ai sensi dell’articolo 75 -bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, ferme restando le forme di tutela previste a favore del debitore;

Cosa significa? A spiegarlo era stato lo stesso viceministro Leo pochi mesi fa: "È rimasto tutto com’è, l’unica cosa è che si accelera, con il procedimento informatico, la verifica se ci sono i soldi e quindi si può fare il pignoramento che andrà a buon fine". La dichiarazione risale a luglio, mentre la delega fiscale viaggiava dalla Camera al Senato. Insomma, la norma, di fatto, è già stata approvata e verrà convertita presto con i decreti delegati del governo. Salvo nuove polemiche, s'intende.

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