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Il governo ha davvero bloccato il fondo per i familiari delle vittime di mafia?

Sabato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha denunciato che il fondo per i risarcimenti sarebbe stato bloccato dal governo Renzi. Ne è nata una polemica con gli esponenti dell’esecutivo, che hanno accusato il grillino di fare campagna elettorale su certi temi. C’è stato o no il blocco? Le cose sono come sempre molto più complicate.
A cura di Claudia Torrisi
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Negli ultimi due giorni è andata in scena una feroce polemica tra il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio – del Movimento 5 stelle – ed esponenti del governo circa il blocco del fondo per i risarcimenti ai familiari delle vittime di mafia, che sarebbe fermo da cinque mesi. L'occasione per lo scoppio del caso è stato l'anniversario della morte di don Peppe Diana, parroco assassinato dalla camorra il 19 marzo del 1994 a Casal di Principe. Sabato, durante la cerimonia di commemorazione, Di Maio ha deposto una lettera sulla tomba del prete, in cui ha scritto che Diana "è stato ucciso un'altra volta".

Caro don Peppe, ti hanno ucciso un'altra volta. Non sono stati i camorristi, ma premier, sottosegretari e ministri. Il Governo Renzi ha bloccato i fondi per risarcire i familiari delle vittime di mafia.  Chi ha trovato il coraggio di denunciare la camorra non riceverà neanche il sostegno per le spese legali. La commemorazione di oggi sarà una passerella di ipocriti. A Palazzo Chigi hanno scelto da che parte stare, purtroppo non la tua.

Immediatamente è arrivata la risposta della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi – che si trovava anche lei alla commemorazione – per la quale la polemica "non è nello spirito di questa giornata. Le funzioni di controllo vanno esercitate in Parlamento e non certo sulla tomba di don Diana". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo al Congresso dei Giovani Democratici, ha detto che "c'è chi utilizza il riferimento alla mafia per farci la campagna elettorale, ma dove c'è la criminalità una politica seria non si rinfaccia l'un l'altro le reciproche difficoltà ma prova tutta insieme a sconfiggere le mafie". Anche il ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi è intervenuta sul tema, sostenendo di provare amarezza perché vedere "sfruttare la cerimonia in memoria di un martire della camorra per fare una bieca polemica di parte dimostra a quale livello di meschinità sia giunto il vicepresidente della Camera, eletto a quella carica con i voti del Pd". Boschi ha precisato che "Di Maio mente sapendo di mentire", perché "non c'è stato nessun taglio ai fondi alle vittime di mafia", e ha parlato specificatamente di cifre:

"per il risarcimento delle vittime di mafia nel corso del 2015 è stato deliberato un importo complessivo di 56,520.287,46 milioni con un incremento del 55% rispetto all'importo erogato nel 2014 pari a 36.441.741,93 milioni. Inoltre nel periodo luglio 2015-febbraio 2016 l'importo complessivo deliberato è di euro 29.423.077,25. In aggiunta, con l'ultima legge di stabilità c'è stato un ulteriore aumento di spesa, a partire dal 2016, pari a 250 mila euro annui per borse di studio riservate anche agli orfani e ai figli delle vittime del terrorismo e della criminalità".

Infine Boschi ha spiegato che si stanno invece "definendo criteri più rigidi per l'erogazione dei rimborsi delle spese legali alle associazioni delle vittime della mafia analogamente a quanto già avviene per le vittime dell'usura per le quali sono tenute appositi elenchi vigilati". Alla polemica si sono aggiunte le dichiarazioni del presidente di Libera, don Luigi Ciotti, secondo cui "la vicenda del blocco dei fondi per i familiari delle vittime dei clan va risolta con un'assunzione di responsabilità dei politici. Il seme gettato da Don Diana con il suo sacrificio deve essere valorizzato anche se oggi sulla lotta alla mafia registro qualche successo ma anche tanti ritardi e compromessi".

In realtà, se è vero che di tagli non si può parlare, un qualche blocco esiste. Per capire meglio di cosa stiamo parlando occorre fare un passo indietro. Venerdì 18 marzo Di Maio ha ricevuto risposta all'interpellanza fatta alla Camera per chiedere chiarimenti sulla sospensione del fondo. In quell'occasione il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione gli ha confermato che in effetti c'è uno stop, risalente al novembre 2015, quando il commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime di mafia si è appellato al Consiglio di Stato per chiedere chiarimenti sui criteri di assegnazione dei soldi. Da quel momento sono state fermate le erogazioni.

Il fondo è disciplinato dalla legge numero 512 del 1999, che l'ha istituito presso il ministero dell'Interno. Serve a consentire a chi ha subito danni derivanti da fatti di criminalità organizzata di tipo mafioso di ricevere i risarcimenti danni decisi con sentenza e i rimborsi delle spese giudiziarie. Come si legge nella risposta di Manzione a Di Maio,

Come è noto, l'accesso al Fondo, oltre che alle persone fisiche vittime di reati di mafia, è riconosciuto anche agli enti costituiti parte civile nei relativi giudizi penali o civili, limitatamente al rimborso delle spese processuali. Nel corso del mese di novembre, il Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso ha chiesto un parere al Consiglio di Stato circa la corretta interpretazione da dare alla normativa di settore, in considerazione del fatto che, per le associazioni antimafia, non sono previsti particolari "requisiti di affidabilità", uso l'espressione ovviamente tra virgolette, ai fini della legittimazione all'accesso al Fondo, come invece avviene per le associazioni antiracket e antiusura.

A questi "dubbi interpretativi" del commissario si è unita anche un'altra circostanza: "Dal 2011 a oggi – si legge nella risposta – si è registrata un'inversione di tendenza che ha visto le associazioni costituite parte civile presentare un numero di domande di accesso al Fondo di rotazione superiore a quello delle stesse vittime. Questa situazione è stata ritenuta, evidentemente, meritevole di approfondimento, al di là di ogni considerazione circa il diverso impatto finanziario conseguente al rimborso delle spese legali agli enti".

Insomma, risultava sospetto che ci fossero molte più associazioni che familiari a chiedere i rimborsi. Il Consiglio di Stato ha riconosciuto le criticità, ma ha rilevato che non è possibile intervenire, deliberando quindi che le attività di rimborso del fondo riprendessero a breve, dalla prossima seduta: "L'iniziativa del commissario, da cui è scaturita l'odierna interpellanza, lungi dal poter essere etichettata come espressione di una volontà politica tesa ad eliminare l'intero associazionismo antiracket, va letta, invece, alla luce della duplice esigenza di realizzare la massima trasparenza nell'accesso al Fondo di rotazione e di assicurare l'utilizzo migliore e più proprio delle risorse pubbliche che sono a disposizione".

Il fondo, dunque, pur non avendo ricevuto tagli, ha effettivamente subito uno stop, per lo meno per quanto riguarda le associazioni. In un'intervista al Mattino, il sottosegretario Manzione ha spiegato che "il fondo per le vittime della mafia, intese come persone fisiche, non è mai stato bloccato. Siamo di fronte a una polemica politica che non saprei se definire squallida o mortificante" e che "è necessario fare un distinguo tra persona fisica e associazioni. Per queste ultime c'è stata una richiesta di parere al Consiglio di Stato da parte del commissario straordinario che riguarda le spese legali degli enti che vogliono costituirsi parte civile nei processi in questione". Manzione si è anche espresso sulla vicenda della vedova di Domenico Noviello – imprenditore ucciso a Casal di Principe dopo aver denunciato e fatto condannare i suoi estorsori – che lamentavano di aver sofferto del blocco dei risarcimenti.

Di Maio ha fatto il furbetto?
"Direi che ha commesso un doppio errore. Il primo sul blocco dei fondi e il secondo sostenendo che la famiglia di Domenico Noviello non abbia preso alcun risarcimento".
Il risarcimento la famiglia l’ha avuto?
"Più di un risarcimento. I parenti di Noviello sono diversi. È stata fatta una prima erogazione di circa un milione e seicentomila euro".
Scusi ma moglie e figlia della vittima sono rimasti fuori da questa richiesta?
"Non è esatto. Per ragioni di privacy non posso scendere in dettagli. Ma al momento sono pendenti non una ma due richieste presentate entrambe a settembre a Caserta. Si tratta di istanze del valore di poco più di 400mila euro che stanno seguendo l’iter previsto dalla legge".

Dai Noviello e dalla loro vicenda era partito anche Di Maio, nel suo intervento alla Camera raccontando che "la moglie e una figlia, purtroppo, hanno presentato domanda quando il blocco del commissario era già attivo e la loro richiesta è stata sospesa. Stiamo parlando di una persona che ha denunciato; per aver avuto il coraggio di denunciare è stato ammazzato, i suoi familiari avevano diritto ad un risarcimento e quel risarcimento è bloccato, perché voi lo avete bloccato grazie al commissario che avete nominato. Ti uccidono tuo marito che ha avuto il coraggio di denunciare, hai diritto ad un risarcimento che, comunque, non ti ridarà mai tuo marito e lo Stato ti risponde che i fondi sono bloccati. E, magari, domani, ci sarà qualcuno di voi che andrà a commemorare le vittime di camorra in Campania". Secondo Manzione, comunque, visti i dubbi del commissario e il parere del Consiglio di Stato, la legge andrebbe "rivista, non è pensabile che vengano effettuate delle verifiche solo per alcuni e non per altri".

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