Il governo ha confermato il taglio del cuneo nel 2024 con la manovra: gli stipendi non cambiano
Il taglio del cuneo contributivo ci sarà, anche nel 2024. Non che ci fossero molti dubbi, per tutta una serie di ragioni, ma con l'approvazione della manovra da parte del governo Meloni è arrivata la conferma: il prossimo anno gli stipendi sotto ai 35mila euro rimarranno più o meno gli stessi – ci sarà giusto un piccolo aumento dovuto alla riforma dell'Irpef, che viaggia parallelamente alla decontribuzione – grazie alla proroga per tutto il 2024 del taglio di 6 o 7 punti percentuali della quota contributiva a carico del lavoratore dipendente. Parliamo dell'aumento del netto in busta paga che il governo Meloni ha inserito a partire dall'estate 2023, varato con il decreto Lavoro del primo maggio scorso.
In totale, secondo le stime del governo, il netto in busta paga è aumentato mediamente di circa cento euro, anche se varia notevolmente in base alla retribuzione. L'esecutivo ha portato il taglio al 7% per i redditi fino a 25mila euro annui e al 6% per quelli tra i 25mila e i 35mila euro. In precedenza era stato del 2/3% con il governo Draghi. Praticamente la metà dei 24 miliardi totali stanziati nella manovra di bilancio servirà a rifinanziare il taglio, che però non comporterà ulteriori aumenti di stipendio.
Dal primo gennaio, grazie alla riforma dell'Irpef che passerà a tre aliquote, ci dovrebbe essere un leggero aumento di circa 20 euro per i redditi più bassi, ma che è tuttavia sganciato dalla questione del cuneo contributivo. In ogni caso, il governo ha sottolineato l'importanza della conferma della misura, che altrimenti avrebbe "sgonfiato" le buste paga dall'inizio del 2024. Un'eventualità, al netto dei proclami del governo, praticamente impossibile da far accadere, anche perché sono 14 milioni gli italiani interessati dalla misura. Praticamente un quarto degli abitanti del Paese che, se il governo non avesse rinnovato il taglio, si sarebbero trovati 100 euro in meno in busta paga.
"Le priorità vengono confermate – ha detto Giorgia Meloni in conferenza stampa – difendere il potere d'acquisto, ovvero più soldi in busta paga per i redditi medio bassi, con il taglio del cuneo di 6 punti per chi ha fino 35mila euro di reddito e di 7 per chi è entro i 25mila". E ha ribadito: "È un aumento in busta paga che mediamente corrisponde circa 100 euro al mese per una platea circa 14 milioni di cittadini".