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Il governo giapponese insiste sul nucleare, ma i cittadini sognano il referendum italiano

Il ministro giapponese Banri Kaieda ha fatto sapere che l’atomo continuerà ad essere un pilastro della politica energetica del Paese. Dopo il disastro di Fukushima, però, la popolazione chiede un passo indietro.
A cura di Alfonso Biondi
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Operai della Tepco

Il Giappone non può prescindere dal nucleare. E' questo il punto di vista del ministro dell'industria Banri Kaieda che, stuzzicato dai cronisti sull'esito del referendum italiano, ha dichiarato che "l'atomo continuerà a essere uno dei quattro pilastri della politica energetica del Paese". Una presa di posizione abbastanza netta che smentisce la pur ventilata ipotesi di un abbandono del nucleare da parte del paese nipponico. Prima del drammatico terremoto dell'11 marzo, secondo le stime di Kaieda, l'energia nucleare copriva il 30% dell'intero fabbisogno del Paese. Oggi, invece, sono attivi solamente 19 impianti su 54 e il rischio, molto concreto, è quello che in estate ci possano essere parecchi black-out. "Comprendo le proteste dopo Fukushima, ma l'atomo resta uno dei pilastri della nostra politica energetica"- ha dichiarato il ministro.

Ma la gente ha paura. Il disastro nucleare di Fukushima è ancora vivo negli occhi del popolo nipponico che ora, come accaduto in l'Italia, sogna un referendum sull'atomo. Un recente sondaggio del quotidiano Asahi Shimbun ha rilevato che il 74% della popolazione desidera abbandonare l'energia atomica. Sempre per lo stesso sondaggio i giapponesi favorevoli all'adozione di energie rinnovabili sono il 64%. Insomma il Paese sta andando in una direzione che non è quella del governo centrale.

Intanto la Tepco, società privata che ha in affidamento la centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto che nel mare adiacente alla struttura è stata riscontrata  una concentrazione di stronzio-90 53 volte sopra la norma ; si tratta di un elemento potentemente radioattivo che deriva dalla fusione dell'uranio. La società ha anche fatto sapere che altri 6 lavoratori che erano stati impiegati nella centrale sono risultati sopra i limiti di contaminazione radioattiva.

Alcuni ricercatori hanno poi riscontrato delle percentuali di cesio radioattivo in due balenottere minori catturate davanti alle coste dell'isola settentrionale giapponese di Hokkaido. Per quanto inferiore al limite dei 500 becquerel per chilogrammo, la quantità di cesio radioattivo riscontrato sarebbe da attribuire  alla recente crisi dell'impianto di Fukushima.

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