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Il governo finanzierà l’emendamento sulle pensioni dei medici tagliando i rimborsi fiscali

Dopo settimane di polemiche e scioperi, il governo ha trovato la quadra sull’emendamento che cambia (di nuovo) le regole per le pensioni di alcune categorie di dipendenti pubblici. Il nodo, però, sono sempre le coperture.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il nodo pensioni, finalmente è stato sciolto. Dopo settimane, il governo ha trovato una quadra per portare in Parlamento la modifica all'ormai famoso articolo 33 della manovra, attraverso un emendamento al testo che verrà votato nei prossimi giorni, in modo da portare la legge di Bilancio in Aula entro il 18 dicembre e approvarla in prima lettura prima di Natale. Al netto delle criticate misure sulla previdenza – come la revisione generale degli scivoli per l'uscita anticipata – la polemica più dura si è consumata sulle pensioni di medici, infermieri, dipendenti degli enti locali, insegnanti e ufficiali giudiziari. Quelle categorie che, facendo parte di un ex cassa separata confluita in Inps, avrebbero ricevuto una forte penalizzazione nei prossimi anni, con un sostanzioso taglio dell'assegno.

Il governo ha garantito che le pensioni di vecchiaia non saranno toccate, mentre dovrebbe esserci la penalizzazione per chi decide di lasciare il lavoro in anticipo. Insomma, il metodo che da tempo il centrodestra prova a portare avanti: si lascia prima il lavoro, con un ricalcolo totalmente contributivo. Alle categorie coinvolte, invece, il governo aveva imposto il taglio delle aliquote di rendimento, con conseguente ridimensionamento dell'assegno pensionistico.

Per evitare il taglio, che ora il governo dice di aver scongiurato – soprattutto per il personale sanitario che così facendo, in una situazione di per sé già molto critica in termini di carenze nell'organico, sarebbe stato incentivato ad andare in pensione il prima possibile per evitare di rientrare nella penalizzazione – c'è stato bisogno di mettere mano a dei fondi bloccati. Nello specifico, il governo ha impegnato cifra molto importanti, che devono essere assorbite dal bilancio pubblico dei prossimi decenni: si parla di 14 miliardi di euro da spalmare da qui al 2043. Per i prossimi vent'anni, insomma. Gli effetti più evidenti si vedranno dal 2033, quando il governo ha programmato di prendere le risorse tagliando il fondo sanitario e quello per i rimborsi fiscali alle imprese e ai contribuenti, che subiranno un inevitabile ridimensionamento.

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