Il governo Draghi era informato da mesi della siccità e della crisi idrica, ma non ha fatto nulla
In questo momento il governo è al lavoro su un nuovo dpcm per affrontare la crisi idrica dovuta alla siccità, che sta mettendo in ginocchio l'agricoltura in diverse zone del Paese. Non si conosce ancora il contenuto del provvedimento, ma il ministro dell'Agricoltura Patuanelli ha sottolineato la necessità di razionalizzare l'utilizzo dell'acqua "individuando le priorità indicate dalla legge: in primo luogo l'uso civile, quindi l’uso per gli animali, l’agricoltura e poi la parte industriale". Mentre si attende la proclamazione dello stato di emergenza, che potrebbe arrivare nelle prossime settimane, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha detto che non è escluso a questo punto un razionamento diurno delle risorse idriche anche nelle città.
Nessuna norma però è stata emanata a livello centrale, e si continua ancora a discutere per capire quali misure mettere in campo. Intanto il fiume Po in alcuni tratti è scomparso, lasciando il posto a corridoi di sabbia, l'agricoltura è in difficoltà e le alte temperature stanno provocando incendi devastanti in diverse zone. Secondo il Cnrr circa il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado medio-alto di desertificazione; ma la situazione è leggermente meno grave in Molise (58%), Puglia (57%), Basilicata (55%). Sei regioni (Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania) presentano una percentuale di territorio a rischio desertificazione, compresa fra il 30% e il 50%, mentre altre 7 (Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte) sono fra il 10% ed il 25%.
Eppure solo alcuni sindaci fino ad ora si sono mossi, emanando ordinanze ad hoc. L'unica speranza sembra essere affidata alle piogge, visto che secondo i dati della Protezione civile si registra già un 40-50% di acqua piovuta in meno rispetto alle medie degli ultimi anni e fino al 70% in meno di neve. Ma la siccità non è stata una sorpresa per il governo, i ministeri competenti ne erano informati, già dalla fine dell'anno 2021 e all'inizio del 2022.
I maggiori organismi di ricerca scientifica, dal Cnr all'Ispra, erano a conoscenza del fatto che la diminuzione delle precipitazioni di neve e pioggia avrebbero portato a situazioni di stress idrico e siccità. Segnali d'allarme che il governo ha ignorato, senza adottare per tempo alcuna misura a livello nazionale per l'utilizzo e il risparmio dell'acqua. Ma c'è di più. A marzo 2022, l'Unione europea aveva reso pubblico uno studio scientifico, elaborato sulla base dei dati Copernicus, che non lasciava spazio a dubbi riguardo alla crisi idrica che si sarebbe abbattuta in Italia nei mesi successivi. Il titolo del documento, redatto dal Joint Research Centre, il servizio della Commissione europea per la scienza e la conoscenza, era eloquente: "Drought in northern Italy" ovvero "Siccità nel Nord Italia".
Nel report UE si legge che "all'inizio di marzo 2022 sono state osservate condizioni di umidità del suolo più asciutte del normale sulla maggior parte del Nord Italia".
In un altro passaggio si legge: "Quasi nessuna precipitazione è stata osservata in Piemonte da dicembre 2021" con "circa 40 millimetri da dicembre 2021 a febbraio 2022, contro un valore atteso di 160 millimetri". E ancora: "Lo scarso accumulo di neve è stimato dall'indicatore Snow Water Equivalent con valori estremamente bassi nelle Alpi meridionali durante l'inverno".
Viene messo a confronto poi l'inverno 2021-2022 con i precedenti, e il risultato è che quest'ultimo è stato l'inverno più secco e mite in Lombardia, Piemonte e Sud della Svizzera almeno negli ultimi 30 anni. "L'inverno 2018/19 è stato simile, ma con anomalie leggermente meno marcate. L'inverno 2019/20 aveva registrato temperature più elevate, ma le precipitazioni erano vicine alla media stagionale".
Nel testo viene spiegato poi che la temperatura invernale più calda del normale ha contribuito allo scarso accumulo di neve e "queste condizioni causano preoccupazioni per il contributo dello scioglimento della neve agli scarichi dei fiumi in tarda primavera, aumentando la probabilità di siccità idrologica nei prossimi mesi".
"Il deficit di pioggia e neve durante il passato inverno (rispettivamente -60% e -80% rispetto alla media stagionale) sta devastando le principali aree rurali del Nord Italia, con i grandi invasi di acqua riempiti a livelli minimi e ben al di sotto della loro capacità", si aggiunge.
Nel rapporto pubblicato a marzo l'Ue scriveva inoltre che "La siccità sta già incidendo sul volume di acqua immagazzinata per la produzione di energia nel sistema idroelettrico italiano", e "La maggior parte dei giacimenti è al di sotto dei valori minimi storici da settembre 2021, gli ultimi dati mostrano una quantità di energia immagazzinata di 774 GWh a inizio marzo 2022, il 27,5% in meno rispetto al minimo di 8 anni (1068 GWh)".
"L'attuale livello dei giacimenti idroelettrici italiani – si sottolineava – potrebbe aggravare l'attuale situazione del mercato elettrico italiano che sta già registrando prezzi all'ingrosso da record".
Più sotto, nel paragrafo dedicato all'agricoltura, si specificava:
Secondo l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po, questa situazione critica può aggravarsi all'inizio del periodo di irrigazione perché la domanda d'acqua sarà significativamente superiore alla disponibilità di acqua. L'inverno 2021-2022 sembra essere il più secco negli ultimi dieci anni e potenzialmente peggiore del 2006-2007. A causa della situazione critica al Delta del Po per l'intrusione di acqua di mare, può diventare difficile o impossibile ricavare l'acqua per irrigazione, sia da canale che da falde acquifere superficiali. L'acqua salmastra potrebbe causare danni alle colture ortofrutticole, con impatti anche sull'habitat naturale.
Pur avendo queste informazioni il governo si è fatto trovare impreparato. Il ministro della ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani si è limitato a rilasciare, lo scorso 21 giugno 2022, una dichiarazione, dicendosi preoccupato per la situazione idrica, e ammettendo che sull'acqua "abbiamo decisamente un problema. Il flusso d'acqua per l'idroelettrico è cruciale, anche per il raffreddamento delle centrali. Speriamo che sia una cosa contingente. Stiamo valutando tutte le azioni da fare. Non è solo un problema energetico, è anche agricolo". Da allora nessuna azione concreta.
"Il governo ha una responsabilità enorme, era già perfettamente a conoscenza di quello che sarebbe avvenuto in questi giorni in Italia – ha detto Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde, contattato da Fanpage.it – Un rapporto scientifico dell'Ue, che si trova da mesi sulle scrivanie dei ministri Cingolani e Patuanelli, informava già il governo italiano del rischio siccità, che poi si è effettivamente verificata in queste settimane, con ripercussioni gravissime sulla produzione termo-elettrica del nostro Paese e sull'agricoltura. Ma questo rapporto è rimasto in un cassetto".