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Il governo dimezza le stime sulla crescita economica, l’Upb conferma: “E rischia di andare anche peggio”

L’Ufficio parlamentare di bilancio ha validato i calcoli fatti dal governo Meloni nel Documento di finanza pubblica (Dfb, il vecchio Def). Il Pil quest’anno crescerà solo dello 0,6%, ma “i rischi sono nettamente orientati al ribasso”.
A cura di Luca Pons
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Nel nuovo Documento di finanza pubblica (Dfp), che fino all'anno scorso si chiamava Def, il governo Meloni ha previsto che il Pil italiano quest'anno crescerà solamente dello 0,6%, cioè la metà di quanto aveva previsto in un altro documento (il Piano strutturale di bilancio) pochi mesi fa. Poi si andrà al +0,8% nei due anni successivi. L'Ufficio parlamentare di bilancio oggi ha confermato la stima, ma ha anche sottolineato che il rischio che l'economia vada peggio di così è forte.

L'approvazione dell'Upb era arrivata già prima della pubblicazione del documento. La stima fatta dall'esecutivo rientra "in un intervallo accettabile" tenendo conto di tutte "le principali variabili macroeconomiche", e le cifre inserite nel Dfp sono abbastanza in linea con quelle calcolate dagli esperti dell'Ufficio.

L'Upb ha specificato di aver validato la previsione del governo presumendo ci sarà una "piena e tempestiva realizzazione dei progetti del Pnrr" (su cui però ci sono dei ritardi). In più, la stima è valida prendendo per buone le "ipotesi del ministero dell'Economia sul contesto internazionale". Anche in questo caso, se le cose andassero peggio del previsto, il Pil potrebbe risentirne.

Infatti il contesto internazionale è "scosso da recentissimi eventi, che potrebbero avere un impatto significativo anche sull’economia italiana". Il problema è che al momento questo impatto non è "ragionevolmente quantificabile". D'altra parte già ieri in conferenza stampa il ministro Giorgetti aveva affermato: "Sarei già un mago se azzeccassi il Pil del 2025", spiegando la decisione di inserire una stima solo per i prossimi due anni, e non per i prossimi tre com e in passato.

In sostanza quindi i tecnici dell'Upb hanno sì dato il via libera alla stima del governo, ma sottolineando due cose. Che "l'incertezza che caratterizza le previsioni" è "straordinariamente elevata", e che "i rischi sono nettamente orientati al ribasso". Ovvero, se qualcosa va storto, è probabile che il Pil italiano andrà anche al di sotto dello 0,6%.

Nella lettera inviata dalla presidente dell'Ufficio, Lilia Cavallari, al ministro dell'Economia quando ha approvato le stime sul Pil, si legge che l'incertezza delle previsioni è "straordinariamente elevata, a causa delle forti e continue tensioni geopolitiche". E, nella nota allegata, si spiega quali sono gli elementi più importanti da tenere a conto.

L'effetto dei dazi "dipenderà dalla durata, dalle ritorsioni e dalle risposte dei mercati finanziari, delle banche centrali e delle imprese esportatrici, tutte variabili molto aleatorie". In compenso, in Germania è emersa la "possibilità di nuovi piani infrastrutturali e di riarmo", che quindi potrebbero "attutire l’impatto di dazi più intensi delle attese" per l’Italia.

Per quest'anno il Pil è "soggetto a rischi al ribasso". Le previsioni del governo risultano più ottimistiche di quelle degli esperti dell'Upb su diversi aspetti: l'occupazione, ad esempio, o l'andamento del settore delle costruzioni. E il ministero dell'Economia ha dato anche delle previsioni piuttosto positive su cosa succederà dopo la fine dei fondi del Pnrr, nel 2027.

Oltre a dazi, Pnrr e incertezza dei mercati resta poi l'incognita del clima: "La tendenza al riscaldamento globale prosegue, aumentando gli eventi meteorologici estremi che sospingono i prezzi, prevalentemente degli alimentari e dell’energia, e danneggiano il tessuto produttivo".

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