Il governo dice che l’emergenza siccità viene da decenni di errori e dal degrado della rete idrica
Anni di errori strategici dei governi precedenti e carenze strutturali della rete idrica hanno portato alla crisi che stiamo affrontando. Lo ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani in un articolo su ‘Il Corriere della Sera', in cui, difendendosi dagli attacchi ricevuti nelle ultime settimane, spiega che le cause della siccità, riconducibili certamente a ai cambiamenti climatici, sono una conseguenza di "carenze infrastrutturali, gestionali e burocratiche storiche, dovute a decenni di errori. A esse si uniscono ora problemi di natura climatica molto seri. Serve pertanto un intervento molto forte sia a livello emergenziale che infrastrutturale".
Intanto la situazione in Pianura Padana resta "gravissima". Lo dice l'Osservatorio sul Po, che si è riunito oggi: "I livelli del fiume stabilizzati al ribasso rimangono ben al di sotto del minimo per poter allontanare lo spettro del danno ambientale nel Delta e di quello colturale nel resto del distretto. Piogge assenti e temperature ancora in rialzo nei prossimi giorni".
"La siccità che sta colpendo il nostro Paese dipende da tre anni di costante deficit di precipitazioni, aggravati dall’insufficienza di invasi, dalla loro mancata manutenzione, dal degrado della rete con perdite superiori al 40% e dall’uso di tecniche d’irrigazione agricola poco efficienti. A queste carenze infrastrutturali si aggiunge l’esagerato numero di enti gestori del servizio idrico integrato, che spesso non hanno sufficienti capacità tecniche, gestionali ed economiche", ha scritto il ministro nel suo intervento sul quotidiano.
Nell’immediato il governo e la Protezione civile stanno lavorando per attivare misure di coordinamento degli innumerevoli enti che si occupano della gestione delle acque, "individuando una serie di interventi urgenti (realizzazione di serbatoi e accumuli provvisori, punti di ricarica temporanea dalle falde, impianti di pompaggio e by-pass fra acquedotti), oltre a misure di sostegno per i settori più colpiti. A livello infrastrutturale il governo sta predisponendo un decreto urgente che semplifichi in maniera sostanziale la realizzazione di opere idriche, inclusa la realizzazione di nuovi dissalatori con regole semplificate, il rafforzamento della governance dei servizi idrici integrati, la creazione di un sistema di monitoraggio globale della rete idrica e le nuove regole per il riutilizzo delle acque reflue depurate", aggiunge il ministro.
Il ministro ha risposto così alle accuse di chi puntava il dito proprio contro la gestione del governo Draghi. Nelle scorse settimane sia Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, sia Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, hanno segnalato l'esistenza di un documento scientifico dell'Unione Europea, pubblicato a marzo 2022, che metteva da mesi in guardia il governo italiano sui possibili rischi della siccità, soprattutto nel Nord Italia. Lo studio, realizzato elaborando i dati Copernicus e redatto dal Joint Research Centre, il servizio della Commissione europea per la scienza e la conoscenza, si intitolava "Drought in northern Italy" ciè "Siccità nel Nord Italia".
Nel report UE si leggeva che la temperatura invernale più calda del normale ha contribuito allo scarso accumulo di neve e "queste condizioni causano preoccupazioni per il contributo dello scioglimento della neve agli scarichi dei fiumi in tarda primavera, aumentando la probabilità di siccità idrologica nei prossimi mesi".
E ancora: "Il deficit di pioggia e neve durante il passato inverno (rispettivamente -60% e -80% rispetto alla media stagionale) sta devastando le principali aree rurali del Nord Italia, con i grandi invasi di acqua riempiti a livelli minimi e ben al di sotto della loro capacità", si aggiunge. Il rapporto, di cui i ministri Cingolani e Patuanelli avrebbero dovuto essere a conoscenza, non ha spinto il governo a prendere decisioni in vista della bella stagione.
Le misure nel Pnrr per l'emergenza siccità
Ora il ministro Cingolani spiega che grazie al Pnrr si potrà intervenire con quattro misure, con uno stanziamento complessivo di 4,4 miliardi: "600 milioni di euro in investimenti per la depurazione delle acque reflue da riutilizzarsi in agricoltura e manifattura (accordi in corso con le regioni); 900 milioni di euro per la riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche in modo da diminuire sostanzialmente le perdite di acqua (i primi bandi sono già partiti); 2 miliardi di euro per nuove infrastrutture idriche primarie (per esempio nuovi invasi) su tutto il territorio nazionale (l’istruttoria è in corso con l’intesa già acquisita da parte della Conferenza unificata); circa 900 milioni di euro per il potenziamento e l’ammodernamento del sistema irriguo nel settore agricolo (bandi in uscita entro fine anno)", aggiunge.
"La portata di questi interventi è grande e proporzionata alla dimensione della crisi idrica che stiamo soffrendo. È necessario riparare al più presto le trascuratezze e gli errori strategici di decenni. Sarà fatto ogni sforzo per accelerare e semplificare".