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Il governo dice che Bankitalia è vicina alla sinistra perché ha bocciato la flat tax

Per Massimo Bitonci, sottosegretario leghista alle Imprese, i tecnici della Banca d’Italia “non conoscono il fisco reale” e sono “molto vicini alla posizione della sinistra”, e per questo hanno criticato la flat tax proposta dal governo Meloni.
A cura di Luca Pons
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Gli esperti della Banca d'Italia ha criticato la proposta di flat tax per tutti portata avanti dal governo Meloni, mettendo nero su bianco in un'audizione alla Camera che è "poco realistica" per un Paese come l'Italia, che ha un ampio sistema di welfare – sanità, istruzione… – da sostenere con i soldi delle tasse. Per il governo però si tratta di "attacchi prevedibili, ma infondati". Così li ha definiti Massimo Bitonci, sottosegretario leghista al ministero delle Imprese e già sottosegretario all'Economa nel primo governo Conte, quando si introdusse la flat tax al 15% per le partite Iva.

Bitonci, intervistato dalla Stampa, ha detto che sono "critiche strumentali", perché chi è contrario alla flat tax c'è sempre stato, "da Bankitalia ai sindacati". Il sottosegretario ha aggiunto che molti di questi critici, ovvero i tecnici che lavorano alla Banca d'Italia, "sono bravi a scrivere libri e hanno competenze universitarie, ma non conoscono il fisco reale. Mai fatta una dichiarazione dei redditi, mai predisposta una pianificazione fiscale per le imprese: dei teorici".

Sulla flat tax in particolare c'è una "contrarietà di fondo ai regimi speciali perché si vuole inseguire una certa visione del fisco". In particolare, una visione sostenuta dalla "sinistra, così come da chi gravita intorno a quel mondo". In particolare, gli esperti di Bankitalia "mi sembravano molto vicini alla posizione della sinistra già l'anno scorso".

Una delle critiche della Banca centrale è stata che con la flat tax, che per definizione abbassa le tasse a tutti (e in modo particolare alle fasce più benestanti) si ridurrebbero le entrate per lo Stato, che così avrebbe meno soldi per pagare le varie misure di welfare. Per Bitonci è una critica che cadrà nel nulla: "Quando ero sottosegretario al ministero dell’Economia e con Massimo Garavaglia introducemmo la flat tax al 15% per gli autonomi, dicevano la stessa cosa. Ad oggi possiamo dire che non è diminuito il gettito, ma solo il sommerso. Andrà così anche questa volta".

Un altro dei temi sollevati in audizione è stato che la delega fiscale del governo non indica le coperture, cioè da dove si prenderanno i soldi per effettuare questa riforma. Il rischio, ancora una volta, è che si tagli su istruzione o sanità. Il sottosegretario ha spiegato che "sulla carta" quello delle coperture è un "problema evidente" e che la prossima legge di bilancio sarà "molto impegnativa" per colpa di "errori fatti in passato", come il superbonus 110%. In generale, una parte dei fondi dovrebbe arrivare dalla crescita economica, e "se non bastassero" si può "riordinare il sistema di detrazioni e deduzioni". La stessa cosa che c'è scritta nella delega per la riforma fiscale, e che Bankitalia ha criticato perché è una descrizione troppo vaga.

Il piano, adesso, è partire per gradi. Il primo passo potrebbe essere "una no-tax-area uguale per tutti, fissata a 10mila euro, mentre ora è differente per lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati", mentre le microimprese dovrebbero "avere tutte un regime semplificato in cui si concorda con il fisco l’importo delle tasse da pagare, forfettizzandolo".

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