Perché il governo sta chiedendo aiuto alle Ong che soccorrono migranti, spiegato da Sos Mediterranee
Nelle ultime settimane è emersa una tendenza che, a sentire i discorsi portati avanti dal governo Meloni nei mesi scorsi, sembrerebbe inaspettata: la Guardia costiera italiana (che fa riferimento al ministero dei Trasporti, e quindi a Matteo Salvini) si è coordinata sempre più spesso con le Ong che fanno soccorso in mare, per effettuare degli interventi di salvataggio di persone migranti che attraversano il Mediterraneo. Con il numero record di sbarchi – oltre 100mila da gennaio – la linea del governo sembra essersi ‘ammorbidita' nei confronti di organizzazioni che spesso sono state attaccate, criticate o limitate anche con appositi decreti. Il ministro Piantedosi ha riconosciuto che "adesso le Ong agiscono sotto le direttive della Guardia costiera italiana".
Su questo cambiamento, ha risposto alle domande di Fanpage.it Valeria Taurino, direttrice generale della Ong Sos Mediterranee, a cui fa riferimento la nave Ocean Viking che la scorsa settimana è stata incaricata dalle autorità italiane di assistere numerose imbarcazioni. "Ci auguriamo che continuino a chiedere il nostro aiuto per salvare le persone, nonostante l’atteggiamento ostile che da sempre tengono nei nostri confronti", ha detto.
L'Imrcc (centro di coordinamento dei soccorsi marittimi in Italia) vi ha chiesto di effettuare delle operazioni di salvataggio. È una cosa che si era già verificata in precedenza?
A noi era già successo diverse volte in passato: lo scorso aprile, ad esempio, abbiamo portato a termine tre operazioni coordinate interamente dalle autorità italiane.
Le sembra che ci sia un cambiamento nell'approccio che il governo Meloni ha avuto finora con le Ong che praticano soccorso in mare?
Iniziamo col dire che il coordinamento delle operazioni Sar (operazioni di ricerca e soccorso, ndr) è un dovere degli Stati, come previsto dal diritto internazionale e marittimo. Per cui non credo si possa parlare di cambiamento, piuttosto di crescenti esigenze di soccorso che è urgente soddisfare. Di certo la collaborazione con le autorità italiane è una cosa positiva: le operazioni di ricerca e soccorso marittimo in tutto il mondo sono concepite per essere condotte con il supporto e il coordinamento degli Stati.
Il ministro Piantedosi ha detto che questa collaborazione dimostra che "non ci sono mai stati pregiudizi" da parte del governo verso di voi. Però le dichiarazioni sul "taxi del mare" che avrebbero fatto aumentare le partenze ci sono state eccome, in passato. Secondo lei, è legittimo chiedere il vostro sostegno dopo anni di contrasti?
Noi ci auguriamo che continuino a chiedere il nostro aiuto per salvare le persone nonostante, l’atteggiamento ostile che da sempre tengono nei nostri confronti. Certamente l’assegnazione di porti distanti anche 3-4 giorni di navigazione in questo momento di necessità sembra un controsenso, perché le partenze sono sempre più frequenti e il mare deve essere pattugliato con tutti i mezzi disponibili. Nonostante gli sforzi compiuti dalla Guardia costiera italiana e dalle Ong, infatti, i naufragi continuano a verificarsi (quattro negli ultimi giorni) e sono necessarie sempre maggiori risorse per rispondere alla crisi umanitaria.
Perché, secondo lei, la Guardia costiera (e quindi il governo) ha iniziato a chiedere il sostegno delle Ong in mare? È per l'aumento delle partenze, o c'è anche altro?
Non è possibile rispondere con certezza a questa domanda. Le tragedie del mare in genere smuovono un po’ l’opinione pubblica e purtroppo gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da continui naufragi. Ciò che sappiamo con certezza, perché l’abbiamo toccato con mano anche nell’ultima missione, è che in queste settimane ci sono molte più imbarcazioni in difficoltà che mezzi di soccorso: a noi non era mai capitato di dover effettuare 14 salvataggi in una sola notte, questo dà l’idea dell’eccezionalità della situazione attuale.
Con i governi precedenti la collaborazione e il coordinamento con l'Imrcc erano maggiori?
Più o meno i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno mantenuto il medesimo atteggiamento nei nostri confronti, anche se in modi e stili diversi. Si passa dalla collaborazione quando si tratta della necessità di interventi in mare nel rispetto del diritto marittimo internazionale alla presa di distanza, o addirittura criminalizzazione, quando si tratta di parlare all’opinione pubblica e di strumentalizzare la questione per ragioni politiche.
Nei primi sette mesi del 2023, le Ong hanno soccorso e portato in Italia 3.777 persone (è un dato del Viminale). Nel 2022, nello stesso periodo, erano state 6.224 persone, nonostante ci fossero molte meno partenze. Questo calo dei numeri a cosa è legato, secondo lei?
L’ultimo anno è stato complicato per le Ong del soccorso in mare per via di una serie di fattori, tra cui ad esempio le difficoltà economiche legate alla guerra in Ucraina. Quello che però secondo noi ha determinato questa diminuzione è senz’altro la prassi dell’assegnazione di porti lontani, che ci tiene distanti anche per giorni dalle zone critiche di ricerca e salvataggio.