Il Governo che ignora le proposte di legge delle Regioni
È ancora un report di Openpolis a fare luce su uno degli aspetti più contraddittori del processo legislativo italiano: la preminenza di leggi di iniziativa governativa, sia nella fase di discussione che in quella di approvazione. Come noto, infatti, la Costituzione conferisce il potere di proporre leggi all’attenzione di Camera e Senato, oltre che a membri del Parlamento e Governo, anche ai cittadini (con le leggi di iniziativa popolare), al Cnel (che dovrebbe essere abolito, nel caso in cui il ddl costituzionale Renzi – Boschi veda la luce) e infine alle Regioni.
In realtà, la prassi di questi ultimi anni dimostra come ad essere discusse ed approvate siano quasi esclusivamente le leggi di iniziativa governativa: in questa legislatura “l’85% delle leggi promulgate nella XVII Legislatura sono state proposte dall’Esecutivo (prima con il Governo Letta e poi con il Governo Renzi), lasciando a quello che dovrebbe essere il detentore del potere legislativo (il Parlamento), solamente il 15% delle 100 leggi approvate” (qui il report di Openpolis).
In particolare, le Regioni sono le più attive nel proporre disegni di legge e solo in questa legislatura ne hanno presentati 43. Di questa quota, solo 4 sono attualmente in discussione in Parlamento (1 proposta di legge di iniziativa regionale è stata depositata dal Piemonte, una dal Friuli Venezia Giulia, una dalla Calabria e una dall’Emilia Romagna), mentre le restanti giacciono in attesa di essere esaminate nelle commissioni competenti (sulla tempistica, come noto, non vi è alcuna certezza e non sono rari i casi in cui proposte del genere vengono completamente ignorate). Del resto, si tratta di una prassi ormai abusata, considerando che nell’intera sedicesima legislatura solo 2 leggi di iniziativa regionale erano state approvate in via definitiva.