Il governo attacca ancora Sanremo, cosa può fare ora Giorgia Meloni per cambiare i vertici Rai
Il Festival di Sanremo ha "pesato al contrario" sul risultato delle elezioni regionali: "Andrebbe tenuta fuori la polemica da un festival, perché se la si usa strumentalmente come si è fatto, si ottiene l’effetto opposto". A dirlo è stato Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura nel governo Meloni, al Corriere della Sera. Secondo Lollobrigida, le critiche arrivate al governo da alcuni artisti durante il festival – Fedez in modo più esplicito, ma anche Rosa Chemical che con il suo bacio che ha scatenato polemiche nel centrodestra – hanno favorito il successo della maggioranza alle elezioni regionali di Lombardia e Lazio.
Anche il ministro dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini ha commentato nello stesso modo: "Se uno avesse dovuto decidere in base alla Rai, in base a quello che ha visto all'ultimo Sanremo, cosa avrebbe dovuto fare? Evidentemente i cittadini sono molto più concreti e pragmatici", ha detto Salvini su 7Gold, criticando "alcuni mezzi di informazione, che non fanno critica ma sono dediti all'insulto, spesso pagati con denaro pubblico".
Salvini: "Ridurre o eliminare il canone Rai è un dovere"
Continua così l'attacco del governo ai vertici della Rai, dopo le numerose polemiche nate durante il Festival di Sanremo. Salvini ha rifiutato di commentare sui particolari, ma ha chiarito: "Se non rispondi alle polemiche, a litigare con Fedez, con Tizio, con Caio, questo non vuol dire che il canone Rai in bolletta vada bene così, che la Rai funzioni così".
Salvini si è lamentato in particolare di "stipendi milionari" e di "agenti privati che possono andare e fare sulla televisione pubblica pagata dagli italiani". Per questo, ha detto servirebbe un intervento sul canone Rai: "Togliere il canone dalla bolletta sì, lavorare per abbassarlo o, se ce la facciamo, addirittura per azzerarlo è un dovere".
Anche Attilio Fontana, appena rieletto presidente della Regione Lombardia, si è unito al coro del centrodestra sulla questione: la Rai del futuro, ha detto, "dovrebbe essere più equanime. Non credo che una manifestazione come il Festival debba essere motivo per farla diventare una passerella politica".
Mulè: "Vertici Rai si dimettano, Sanremo è stato come un liceo occupato"
Il deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, ha detto a Repubblica che il Festival di Sanremo 2023 è stato come "un liceo occupato" ed "è mancato il rispetto delle idee di tutti. E in questo senso c’è stato uno sbilanciamento politico. Non puoi buttare lì, senza tesi contrarie, un proclama come quello sulla liberalizzazione delle droghe. Se additi come bersaglio un uomo di governo e ne strappi la foto, svilisci Sanremo", ha detto il deputato, che ha lamentato anche la presenza di "un atto sessuale mimato in prima serata".
Secondo Mulé, "chi doveva controllare non l’ha fatto. Bastava prevedere clausole contrattuali con penali per esibizioni non concordate". E da qui parte l'accusa ai vertici della Rai: "Nel Paese c’è una sensibilità politica predominante e diversa dal passato, come dimostrato dal voto di ieri", e in seguito alle polemiche "penso che debbano essere gli stessi vertici Rai a dimettersi". Si potrebbe anche nominare un direttore generale da affiancare all'attuale amministratore delegato, Carlo Fuortes, "per traghettare la Rai in modo ordinato verso un nuovo corso", ma in ogni caso serve "un bagno di umiltà da parte di Fuortes".
Cosa può fare il governo Meloni per cambiare il Cda della Rai
L'intervento del governo potrebbe anche arrivare in modo indiretto. Invece di chiedere direttamente le dimissioni di Carlo Fuortes, Giorgia Meloni potrebbe attendere la prossima data cruciale per il Consiglio di amministrazione della Rai: il giorno in cui verrà presentato il nuovo piano industriale per l'azienda. I consiglieri dovranno approvarlo a maggioranza, e se questo non succedesse Fuortes sarebbe spinto a dimettersi.
Per la nuova presentazione del piano industriale non c'è ancora una data certa: dovrebbe avvenire tra marzo e aprile. Ciò che è sicuro è che, a fine gennaio, lo stesso Cda si è riunito per approvare il budget. Già in quel caso, Fuortes ha rischiato di andare in minoranza. A votare per l'approvazione sono stati in tre: la consigliera che rappresenta il Pd Francesca Bria, la presidente del Cda Marinella Soldi e lo stesso Fuortes. Contrario il consigliere in quota Movimento 5 stelle, Alessandro Di Majo, mentre si è astenuto il rappresentante dei dipendenti, Riccardo Laganà.
Ma soprattutto, durante l'approvazione del budget non hanno partecipato al voto Igor De Biasio, vicino alla Lega, e Simona Agnes di Forza Italia. Se i due rappresentanti del governo Meloni avessero votato contro, si sarebbe arrivati a uno stallo e probabilmente a un Fuortes messo in minoranza (anche con il voto del rappresentante dei dipendenti). In quell'occasione, il governo scelse di tenere in piedi l'attuale Consiglio di amministrazione, il cui mandato scadrà a metà 2024. Ma dopo il Festival di Sanremo, non è detto che lo stesso succederà anche alla prossima occasione.