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Il governo apre al taglio delle accise e prolunga il bonus 200 euro: come cambia il decreto Carburanti

Il Consiglio dei ministri ha modificato il decreto sulla trasparenza del prezzo dei carburanti: il bonus benzina da 200 euro per i dipendenti è previsto fino a fine 2023, mentre il taglio sulle accise di benzina e diesel arriverà solo se aumenterà il prezzo del petrolio.
A cura di Luca Pons
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Dopo le polemiche sul caro benzina, il governo cambia idea e apre alla possibilità di ridurre le accise sui carburanti, ma solo se i prezzi del petrolio saliranno. In una nota, infatti, Palazzo Chigi ha fatto sapere che il Consiglio dei ministri si è riunito ieri e ha deciso due modifiche al decreto carburanti che aveva approvato appena due giorni fa.

Il primo cambiamento riguarda il bonus benzina fino a 200 euro, che i datori di lavoro privati possono riconoscere ai loro dipendenti senza che sia conteggiato nel calcolo dei redditi. La misura, introdotta nel 2022, era stata riconfermata fino a marzo, ma ieri il governo ha deciso di prolungarla fino a fine anno. In attesa dei dettagli tecnici, quindi, ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2023 per avere dal proprio datore di lavoro un buono fino a 200 euro per l'acquisto di carburanti.

La seconda modifica stabilita dal Consiglio dei ministri, invece, riguarda proprio le accise sui carburanti. Non si è deciso di riportare in vigore i tagli che il governo Draghi aveva introdotto a marzo 2022, ma si sono messe sul tavolo alcune condizioni: se il prezzo del petrolio aumenterà, e quindi aumenterà anche l'Iva incassata dallo Stato, allora questo maggiore incasso si potrà usare per tagliare le accise e ridurre il prezzo finale alla pompa del carburante.

Si tratta di un meccanismo già previsto nella legge di bilancio del 2007, come ha spiegato anche il ministro dell'Economia Giorgetti. Nella norma di allora, il governo poteva intervenire sul prezzo se le entrate dell'Iva aumentavano e se il prezzo superava di almeno il 2% una certa soglia. Giorgetti ha detto che il governo valuterà "un aggiornamento o una manutenzione" di quella legge.

Polemiche sul caro benzina, la posizione del governo è cambiata ancora una volta

Finora, la posizione del governo sulla questione era stata questa: prolungare il taglio delle accise che era in vigore a dicembre, e quindi mantenere il prezzo della benzina più basso di circa 18 centesimi al litro, sarebbe stato bello. Ma non è stato possibile, perché la misura, per come era stata pensata dal governo Draghi, sarebbe costata circa un miliardo di euro al mese.

Con l'aumento delle accise il prezzo dei carburanti è arrivato in media a circa 1,80 euro al litro, un prezzo molto più basso di quello del marzo 2022. Quindi, se ci sono prezzi più alti ai distributori come ha segnalato il Codacons, potrebbe essere per fenomeni di speculazione, aveva detto il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Il sospetto della speculazione ha poi portato alla reazione dei benzinai, che hanno annunciato uno sciopero il 25 e 26 gennaio per "dire basta all'ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori".

Ieri, in un'intervista rilasciata al Tg1 e al Tg5, Giorgia Meloni ha riposto che "non c'è alcuna volontà di fare scaricabarile. Io anzi ribadisco che la gran parte dei benzinai si sta comportando con grande responsabilità, e forse proprio a loro tutela serve individuare chi non dovesse avere la stessa responsabilità". Oggi, alle 11.30, i rappresentanti della categoria dei benzinai incontreranno a Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e il ministro delle Imprese Adolfo Urso, per chiarire la situazione.

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