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Il governo approva la riforma della giustizia, via il reato di abuso d’ufficio

Il governo ha approvato in Consiglio dei ministri la nuova riforma della giustizia che, tra le altre cose, cancella il reato di abuso d’ufficio: “Spero che il Parlamento la approvi nel più breve tempo possibile”, ha detto il ministro Nordio.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Via libera alla riforma della giustizia. Il governo ha licenziato il testo in Consiglio dei ministri questa sera: presentato dal ministro Nordio, ora il disegno di legge dovrà essere discusso e approvato in Parlamento: "Spero che la approvi nel più breve tempo possibile – ha detto il Guardasigilli in conferenza stampa – L'opposizione sia razionale e non emotiva". La novità più importante è l'abolizione del reato di abuso d'ufficio, ma nel testo ci sono diverse modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento giudiziario.

La conferenza stampa è cominciata – come prevedibile – nel segno di Silvio Berlusconi: "Ho ricordato, in Consiglio dei ministri, l'umanità di questo uomo che si è battuto sempre per gli ideali in cui credeva, checché ne possano dire i detrattori – ha detto il vicepresidente Tajani – uno di questi era la giustizia giusta per ogni cittadino che potesse essere giudicato con le regole e le garanzie che in una democrazia spettano ad ognuno di noi". Ovviamente, secondo i ministri presenti, Berlusconi sarebbe stato molto soddisfatto del testo approvato in Cdm.

Il ministro Nordio ha assicurato che non si tratta di una riforma improvvisata, ma di un testo su cui il governo era al lavoro da sei mesi: "Siamo intervenuti sull'informazione di garanzia, che è diventa una garanzia di informazione, nel senso che il giorno dopo finisce sui giornali – ha attaccato il Guardasigilli – Ma non si tratta di un bavaglio alla stampa".

"Cambieremo anche la Costituzione – ha annunciato ancora Nordio – Il nostro obiettivo è portare a compimento l'idea liberale e garantista dell'eroe della resistenza, grande socialista, il professor Vassalli". E ancora: "Siamo intervenuti sulle intercettazioni, non come vorremmo, ma come faremo perché una radicale trasformazione del sistema, che ha raggiunto livelli di imbarbarimento, postula una revisione del codice di procedura penale – ha aggiunto il ministro della Giustizia – Siamo intervenuti per tutelare i terzi".

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