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Il governo Meloni aggira la legge Severino, chi patteggia una condanna potrà candidarsi alle elezioni

La modifica arriva da una circolare del ministero dell’Interno: con la riforma Cartabia, si considera modificata anche la legge Severino. Così, chi in passato ha patteggiato una pena fino a due anni potrà candidarsi alle prossime elezioni.
A cura di Luca Pons
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Chi ha patteggiato una pena fino a due anni, evitando la condanna definitiva in un processo ordinario, potrà candidarsi alle elezioni. Una circolare del ministero dell'Interno risalente al 13 marzo, contenente un parere del Dipartimento per gli Affari interni e gli Enti locali, ha stabilito che la legge Severino del 2012, nata per frenare le infiltrazioni criminali e la corruzione in politica, sarà meno stringente d'ora in poi.

Il motivo tecnico è questo: la riforma Cartabia, varata dal governo Draghi, ha previsto che gli effetti non penali di una condanna, cioè quelli diversi dalla reclusione in carcere, non si applichino in caso di patteggiamento. Il patteggiamento, o "applicazione della pena su richiesta delle parti", è un accordo tra l'imputato e l'accusa che evita di proseguire nel processo e stabilisce subito una pena, che può essere al massimo di cinque anni di carcere ed eventuali sanzioni in denaro. La riforma Cartabia ha deciso, quindi, che per chi patteggia c'è solo la parte "penale" della condanna, e non tutte le altre.

La legge Severino, approvata nel 2012 sotto il governo Monti, stabilisce che chi ha ricevuto una condanna superiore a due anni "per delitti non colposi" non può essere candidato alle elezioni per almeno sei anni. Lo stesso vale anche per una sentenza definitiva di patteggiamento. Ma l'incandidabilità è considerata un effetto non penale del patteggiamento. Quindi, secondo il governo, grazie alla riforma Cartabia chi patteggia non può perdere la possibilità di candidarsi.

Come scritto esplicitamente nel parere, l'incandidabilità "perde i suoi effetti", perciò i condannati con patteggiamento "non incorrono più in una situazione di incandidabilità, potendo così concorrere alle prossime elezioni". La modifica ha valore retroattivo, e si applicherà già dalle prossime elezioni amministrative.

Poiché si tratta di un parere del ministero legato al patteggiamento, la modifica riguarda solo alcuni casi: se, ad esempio, il giudice decidesse di applicare una pena accessoria come l'interdizione dai pubblici uffici, l'incandidabilità resterebbe anche in caso di patteggiamento. Può farlo solo nei casi in cui il patteggiamento sia per una pena superiore ai due anni di carcere , però. In più, il patteggiamento non è un diritto automatico: il giudice può rigettare la richiesta.

Il centrodestra ha già detto che vuole cambiare la legge Severino

L'espediente tecnico ha permesso al governo Meloni di intervenire su una norma, la legge Severino, che il centrodestra ha duramente criticato fin dalla sua approvazione. Si tratta della stessa legge che ha portato, nel 2013, al decadimento di Silvio Berlusconi dal suo incarico di senatore, dato che era stato condannato a quattro anni per frode fiscale.

In passato, lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva criticato la legge anticorruzione. Nel 2021, sostenendo i referendum proposti dalla Lega per abrogarla in parte, aveva definito la legge Severino "incostituzionale e inopportuna", dicendo che era nata "per ragioni di demagogia politica e nata male come tutte le norme che nascono con questa motivazione". Durante il suo mandato da ministro Nordio, ha già dichiarato ai sindaci che la Severino avrebbe potuto essere modificata, nella parte che prevede che gli amministratori condannati in primo grado siano sospesi per 18 mesi.

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