Il governo abbassa le tasse per chi prende la pensione dal Principato di Monaco
Tra le 31 proposte di modifica presentate dai relatori della legge di bilancio, che sono state depositate solo nella serata di ieri, una nello specifico prevede un forte taglio delle tasse per i pensionati. La particolarità, però, è che riguarda i pensionati frontalieri del Principato di Monaco.
I lavori sulla manovra del governo Meloni sono andati a rilento finora e nella commissione Bilancio ci sono stati giorni di stallo. Il testo arriverà in Aula alla Camera domani mattina, giovedì 22 dicembre, a poco più di una settimana dalla scadenza ultima per l'approvazione da parte del Parlamento: il 31 dicembre 2022. Questa notte, la commissione ha finito di discutere tutti gli emendamenti e ha approvato anche il taglio fiscale per chi prende la pensione dal Principato.
Per le persone residenti in Italia e che ricevono una pensione da Monaco, infatti, la tassazione scenderà dal 23% al 5%. La modifica entrerà in vigore dal 2023, e riguarderà appunto le somme erogate da enti o istituti previdenziali monegaschi. La spesa prevista per lo Stato italiano è di circa 9 milioni di euro: 6 milioni nel 2024 e 3 milioni nel 2025.
Un taglio significativo che è stato voluto soprattutto da Noi Moderati, quarto partito della coalizione di centro-destra, e in particolare dai deputati più vicini a Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria. A essere interessati dal taglio saranno circa 8mila pensionati, soprattutto liguri, oltre a 4600 lavoratori frontalieri che adesso sono ancora attivi.
Ilaria Cavo, ex assessora all'Istruzione in Liguria, è la deputata che ha firmato l'emendamento. "Questa notte poco dopo le 5 del mattino è passato", ha detto, sostenendo che la modifica "allevia la pressione soprattutto di operai, donne delle pulizie, lavoratori con pensioni al minimo". In più, la tassa sulle pensioni è già fissata al 5% per i frontalieri della Svizzera. "Così il trattamento è equiparato", ha concluso Cavo.
Giovanni Toti ha ringraziato la deputata e i suoi colleghi impegnati sul tema: "Per il nostro territorio quella dei frontalieri è una realtà molto importante e non potevamo non dare risposta alle loro giuste richieste".
In manovra è cambiata anche un'altra norma sulle pensioni, questa volta rivolta a tutti: la rivalutazione automatica in base all'inflazione. Come già annunciato, infatti, nell'adeguarsi al tasso di inflazione le pensioni più basse saranno aumentate di più rispetto a quelle più alte.
L'ultimo emendamento ha cambiato leggermente le cifre: ora, gli assegni che valgono tra 4 e 5 volte la pensione minima (quindi quelli da circa 2000-2500 euro al mese) saranno adeguati all'inflazione per l'85%. Il numero prima era fissato all'80%. Per permettere questo piccolo aumento, verrano aumentate di meno le pensioni più alte: quelle tra 5 e 6 volte il minimo passano dal 55% al 53%, quelle tra 6 e 8 volte il minimo dal 50% al 47%, e poi ancora quelle da 8 a 10 volte il minimo dal 35% al 32% e infine le pensioni alte più di 10 volte il minimo (quindi ben oltre 5mila euro al mese) passano dal 35% al 32%.