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Via libera del Senato alla legge che “salva” il finanziamento pubblico ai partiti

Il sì del Senato dopo la discussione lampo sulla legge “ponte” per consentire ai partiti di incassare la quota residua di finanziamento pubblico per il 2015. Il provvedimento approvato con 148 sì, 44 contrari e 17 astenuti.
A cura di Redazione
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UPDATE: Via libera al finanziamento ai partiti per gli anni 2013 e 2014. Dopo una lunga discussione in Aula, anche con toni accesi, il Senato infatti questa sera ha approvato il disegno di legge Boccadutri che sblocca il finanziamento ai partiti. Il provvedimento finale è passato con 148 voti favorevoli, 44 contrari e 17 astenuti. Per quanto rigiurata i tre articoli che componevano il ddl la maggioranza ha oscillato tra i 162/163 voti favorevoli. Hanno votato a favore Pd, Fi, Cor, Ap, si è astenuta Sel. Numerose le proteste del M5S che si era opposto al provvedimento da sempre parlando di legge infame e furto ai cittadini italiani.

Il Senato della Repubblica è impegnato nell’esame del disegno di legge “Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”, che porta la firma dell’ex tesoriere di Sinistra Ecologia e Libertà, ora parlamentare del Partito Democratico, Sergio Boccadutri. Si tratta della cosiddetta legge “ponte” per permettere ai partiti di incassare la quota di finanziamento pubblico relativa al 2015, grazie al rinvio dei controlli sui bilanci da parte dell’apposita Commissione. La seduta andrà avanti ad oltranza, fino all'approvazione del provvedimento, che deve avvenire prima che cominci la sessione di bilancio e la discussione della legge di stabilità.

La questione è in verità piuttosto complessa e richiede un breve “riassunto” delle puntate precedenti. La riforma del Governo Letta ha infatti abolito completamente il finanziamento diretto ai partiti politici a partire dal 2017, introducendo per il triennio 2014 / 2016 una disciplina transitoria che garantisce ai partiti una quota a scalare del 75%, 50% e 25% della cifra complessiva. Per ottenere tale cifra, però, i partiti avrebbero dovuto presentare bilanci certificati e sottoporli al vaglio di una Commissione di verifica e controllo.

Il problema sorge quando a giugno ci si rende conto che la Commissione di controllo (istituita alla Camera) non ha “risorse umane e strumentali a sufficienza per vagliare i bilanci”, che non sono state assegnate per tempo dal Parlamento. Per impedire che saltino le tranche relative al 2015, dunque, la maggioranza mette in campo una “legge ponte”, che di fatto rimanda di un anno i controlli e garantisce l’assegnazione delle risorse. Boccadutri, il firmatario della legge, spiega: “La legge che stiamo approvando sana una situazione oggettiva e relativa solamente a quest’anno di fronte alla quale si è trovata la Commissione di garanzia per la trasparenza”. E il PD aggiunge: “I nostri bilanci sono già certificati da tempo da istituti indipendenti”.

Una linea che non convince il Movimento 5 Stelle, che parla di “porcata cui si è aggiunta un’altra nefandezza: con un colpo di spugna cancellano le sanzioni che oggi la legge prevede per chi truccando i rendiconti ottiene finanziamenti illeciti”.

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