Se quella per stringere all'angolo Silvio Berlusconi e nominare Mario Monti premier fu definita, mutuando il gergo scacchistico, "la mossa del cavallo", ora usando lo stesso registro, Giorgio Napolitano per l'incarico a Pier Luigi Bersani tenta il "Matto del barbiere" verso il Movimento 5 Stelle. L'obiettivo è cercare di individuare nella discussione per il futuro governo una breccia all'interno della presunta granitica posizione dei neofiti grillini, al fine di arrivare a mettere in moto Palazzo Chigi dopo le elezioni di un quasi un mese fa. Ma non potrà essere, ovviamente, l'uomo del Quirinale a farlo; sarà il capo della coalizione di centrosinistra – che ha in mano un incarico che sguscia via manco fosse una anguilla – a esplorare.
Non sarà facile: con le elezioni di Grasso e Boldrini a Senato e Camera la situazione si è ulteriormente irrigidita; del resto l'arrivo a Roma di Beppe Grillo per le consultazioni mostra la chiara volontà di tenere una linea ferma. E in tutto questo l'incarico a Bersani è figlio di un equilibrio fragile, tant'è che Napolitano è stato ‘costretto' a rivoluzionare la prassi di assegnazione anticipando l'annuncio del premier incaricato con un discorso politico teso a rafforzarne le posizioni. È stato Napolitano a smontare ogni polemica sui tempi delle consultazioni ("reagisco a certe affermazioni che si ascoltano nel dibattito pubblico, infondatamente polemiche per il tempo che stanno prendendo gli adempimenti post-elettorali: non è ancora trascorso un mese dalle elezioni del 24 febbraio"); è stato ancora Napolitano a ribadire qual è l'obiettivo del nuovo governo: "Mostrare a noi stessi, all’Europa e alla comunità internazionale quanto apprezziamo e coltiviamo il valore della stabilità istituzionale, non minore di quello della stabilità finanziaria – ha detto -. Da entrambi dipende il grado di affidabilità del nostro Paese".
Ai Cinque Stelle, è evidente, andranno fatte concessioni sul sistema dei partiti e sui "vigenti meccanismi politico-istituzionali" per i quali, ricorda il Presidente, sono arrivate "istanze di radicale cambiamento" da un movimento che, ricorda, è "confortato da un rilevante successo elettorale". Le larghe intese chieste oggi da Berlusconi per il Capo dello Stato dovevano essere realizzate molto prima e con la spaccatura del dicembre scorso è evidente che non potranno realizzarsi oggi. A Bersani toccherà cercare di attrarre il più possibile consenso, anche esterno alla politica – di qui la necessità di sentire anche le forze sociali del Paese – e fare così pressione sui pentastellati. Che, messi alle strette sull'opzione "salvare l'Italia o sfasciare tutto" potrebbero anche sciogliere il blocco monolitico voluto da Grillo e Casaleggio.