Il generale Vannacci dice che rivendica quel che ha scritto e che è “lecito odiare qualcuno”
"Odiare qualcosa o qualcuno è legittimo, è un sentimento personale. Non vedo perché dovremmo vivere in un mondo che prova solo amore". Così ha detto il generale Roberto Vannacci, al centro delle polemiche per il suo libro autoprodotto dai contenuti apertamente contro persone omosessuali, straniere e altre categorie. Vannacci sarà rimosso dal suo incarico e trasferito: la decisione è arrivata dallo Stato maggiore dell'Esercito questa mattina, ma è stata resa nota nel pomeriggio. Il generale, ospite su Rete 4, ha commentato la notizia in diretta: "Quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo un polverone del genere", ha affermato.
"Per quanto riguarda il mio servizio, non replicherò a decisioni gerarchiche. Lo farò nelle sedi e nei tempi opportuni", ha aggiunto Vannacci, per poi proseguire. "Ripeterei tutto quello che ho scritto. L'obiettivo era manifestare delle opinioni personali, non attuare una denuncia ma proporre dei temi su cui riflettere. E i temi sono quelli del buon senso, quella che io definisco la normalità, cioè quello che pensa la maggior parte della popolazione. La normalità non ha un'accezione positiva o negativa in sé, e dire che qualcosa esula dalla normalità non dovrebbe avere una connotazione negativa".
Sulle persone omosessuali: "Anch'io sono anormale, è statistica"
Certo, nel libro di Vannacci a essere "fuori dalla normalità" sono le persone omosessuali: "Omosessuali, non siete normali, fatevene una ragione!", si legge. Il generale ha spiegato: "Intendevo dire che rappresentano una porzione minoritaria della società, e per questo escono dai canoni della normalità. Io sono il primo che ha sempre rifuggito i canoni della normalità nella mia carriera, e non per questo mi sono sentito migliore o peggiore di qualcun altro. Nel mondo degli anormali, sono in buona in compagnia, con tutti i gay e gli omosessuali che ci sono su questo pianeta. Non è un'offesa, è una considerazione statistica".
Con Paola Egonu "non mi scuso, non l'ho offesa"
Il militare l'ha buttata sulla statistica anche parlando della frase rivolta a Paola Egonu, pallavolista italiana ma dai "tratti somatici che non rappresentano l'italianità". In questo caso, Vannacci ha detto che l'espressione "non è assolutamente offensiva, non vedo perché dovrei farle delle scuse. Oggi ho aperto il profilo Wikipedia di Paola Egonu, c'è scritto che è una pallavolista italiana, nata a Civitella da genitori nigeriani. Per le altre pallavoliste con fisionomia europea, la provenienza dei genitori non è specificata. Perché da 5-6mila anni lo stereotipo di italiano è quello di un uomo bianco. Ma le espressioni razziste sono quelle che individuano la superiorità di una razza sull'altra: non era quello che volevo esprimere io".
Poi ha allargato il discorso: "Le idee vanno discusse sul piano dell'opinione, non su quello della gogna mediatica. La libertà di parola è garantita dalla Costituzione, purché questa non vada a infrangere, nel mio caso, specifici doveri riguardanti i militari. Io posso criticare operai, professori, carabinieri, ma se critico gli omosessuali genero questa reazione. E questa reazione dà ragione al tono del mio libro: attenzione, ci sono argomenti che nessuno può affrontare in modo critico".
Il diritto all'odio per Vannacci: "È un sentimento personale, è lecito"
Vannacci infine ha commentato una parte del libro in cui rivendica "a gran voce il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute". Secondo il generale "questa frase è stata travisata. L'odio è un sentimento, come l'amore, e quindi è lecito provare odio o disprezzo per qualcosa o qualcuno. Ad esempio, sono libero di provare odio per gli stupratori. Ma non vuol dire che stia istigando un linciaggio fisico di queste persone, l'istigazione all'odio è una cosa diversa. È un'espressione di un sentimento personale, non vedo perché dovremmo vivere in un mondo che prova solo amore, o solo sentimenti ‘positivi'".