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Il garante dei detenuti: “Nelle carceri situazione preoccupante, vaccini qui siano la priorità”

Nei giorni scorsi erano filtrate sulla stampa indiscrezioni sulla possibile scelta del governo di sospendere le somministrazioni di vaccini all’interno delle carceri. Un ipotesi poi smentita dal commissario per l’emergenza Covid Figliuolo. Ma qual è la situazione dei contagi e dei piani di vaccinazione negli istituti penitenziari? Ne abbiamo parlato con il Garante Nazionale dei Detenuti, Mauro Palma.
A cura di Marco Billeci
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Alcuni giorni fa si è tornati a parlare della campagna vaccinale nelle carceri italiane, un luogo dove il rischio di nuovi focolai è elevatissimo. Il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, il generale Francesco Figliuolo, dopo un primo momento in cui sembrava che i detenuti negli istituti penitenziari non fossero compresi tra le priorità del piano vaccini, ha rassicurato del contrario. Abbiamo fatto il punto della situazione con Mauro Palma, il garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Pochi giorni fa sui giornali era trapelata la notizia che il Generale Figliuolo fosse pronto a sospendere le vaccinazioni nelle carceri. Il commissario per l’emergenza Covid ha smentito. È rassicurato?

Sì. Non solo c’è stata la smentita del Generale Figliuolo, ma anche la pubblicazione del piano vaccinale, secondo cui l’ambiente detentivo va considerato tutto nel suo complesso – includendo sia chi è richiuso sia chi opera all’interno – e ha una sua priorità, come altre comunità chiuse. Si è ritornati quindi all’opzione iniziale, considerando anche che in alcune regioni le vaccinazioni negli istituti sono molto avanti, ad esempio in Abruzzo.

E nel resto d’Italia, qual è la situazione?

Come avviene anche fuori dal carcere, la situazione è  diversa da regione a regione. In molte aree sono partite le somministrazioni di AstraZeneca, mentre il Lazio ad esempio ha scelto di aspettare Johnson & Johnson per fare una sola iniezione, quindi partirà non prima di metà aprile. A oggi, circa 5mila detenuti hanno ricevuto la prima somministrazione. Poi ovviamente, anche dentro le carceri bisogna fare una campagna culturale per convincere le persone a vaccinarsi. Io ad esempio domani (oggi per chi legge, nrd) ricevo AstraZeneca, anche per dare un segnale: faccio lo stesso vaccino di chi sta in carcere.

Insomma, nessuna ipotesi di fare i vaccini solo negli istituti dove ci sono dei cluster di contagi?

È una grande cavolata, anche perché sarebbe un controsenso aspettare l’esplosione di un cluster per fare i vaccini. Credo sia stata un’ipotesi uscita sulla stampa a causa di un’incomprensione, ho avuto diverse rassicurazioni in questo senso, compresa quella di Figliuolo.

Al di là delle ultime vicende, però, i contagi all’interno delle carceri sono ancora in aumento.

Lunedì erano stati segnalati 570 casi tra i detenuti, ma solo 28 sintomatici. Invece tra il personale c’erano circa 700 casi, ma solo 16 ricoverati. Insomma, bisogna mantenere alta l’attenzione, la situazione è preoccupante, ma non è fuori controllo. Mi sento di tranquillizzare in questo senso anche le famiglie dei detenuti.

Il governo sembra ora voler centralizzare le scelte sui piani vaccinali. Secondo lei, per i penitenziari, quale modello andrebbe adottato?

Il modello migliore mi pare quello della Lombardia.

Sembra un po’ un paradosso visto quello che è successo sui vaccini nella Regione

Sì, ma per le carceri il provveditore ha messo in campo un piano che mi dà tranquillità. Si procede istituto per istituto, considerando ogni carcere nella sua totalità. Chiunque entra a qualsiasi titolo ha diritto al vaccino, senza distinzioni: detenuti e amministrativi, polizia penitenziaria e volontari. Si cerca così di creare sacche di immunità all’interno di ambienti chiusi.

Riscontra difficoltà burocratiche o di altro tipo per includere nelle campagne vaccinale gli stranieri irregolari presenti nelle carceri?

Per ora no. D’altronde vaccinare tutti è una tutela anche per chi opera in quelli ambienti, penso ad esempio alla polizia penitenziaria. D’altronde l’epidemia non fa differenze amministrative. Spero che anche nei centri per migranti non ci siano difficoltà. Lì le vaccinazioni non sono ancora iniziate, per ora fanno solo i tamponi a chi deve essere rimpatriato.

Sa quando partiranno i vaccini dentro i centri per i rimpatri?

Sinceramente no, ma tenga presente che in questi centri sono presenti circa 300 migranti quindi il problema è di facile soluzione. Si possono vaccinare tutti in una giornata

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