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Il Fmi smentisce il governo Meloni, nel 2024 l’economia italiana andrà molto peggio del previsto

La previsione del Fondo monetario internazionale è che il Pil italiano crescerà dello 0,7% l’anno prossimo. Sarebbe un risultato molto peggiore di quello stimato dal governo Meloni (+1,2%), che dovrebbe fare i conti con un debito pubblico sempre altissimo.
A cura di Luca Pons
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Secondo il Fondo monetario internazionale, la situazione economica dell'Italia è ben peggiore di quella prevista dal governo Meloni. Nel suo World economic outlook, il Fmi ha stimato infatti che il Pil dell'Italia crescerà dello 0,7% sia nel 2023 che nel 2024. Non solo è un taglio netto rispetto a quanto lo stesso Fmi aveva previsto a luglio (1,1% nel 2023 e 0,9% nel 2024), ma è anche un risultato decisamente più basso di quello che il governo Meloni si è prefissato nella Nadef: +0,8% nel 2023 (una differenza tutto sommato leggera) e addirittura +1,2% nel 2024.

La situazione è complicata per tutti: l'economia mondiale crescerà meno di quanto avvenuto in media negli ultimi vent'anni (il direttore della Ricerca economica del Fmi Pierre Olivier Gourinchas ha detto che "l'economia globale sta zoppicando"), e la zona Euro rallenterà soprattutto perché la Germania va incontro a una recessione quest'anno, per poi riprendersi l'anno prossimo. Ma l'Italia nel 2024 sarà la peggiore tra le grandi economie mondiali, subito dopo il Regno unito (+0,6%).

Perché le previsioni del Fmi sono un problema per l'Italia e il governo Meloni

Se queste si realizzassero, sarebbero un grosso ostacolo per il governo Meloni. La differenza tra un aumento del Pil dell'1,2% e dello 0,7%, infatti, è potenzialmente enorme. Soprattutto per un motivo: l'Italia ha già un debito pubblico altissimo, tra i più alti al mondo in proporzione al suo Pil. Questo è il suo problema più grande quando si parla di questioni economiche, perciò l'impegno principale dell'Italia è di abbassare il rapporto tra debito pubblico e Pil. Cosa che si può fare in due modi: alzando il Pil, o riducendo il debito.

Per i prossimi anni, la Nadef del governo Meloni mette l'Italia sul filo di un rasoio: la previsione è che il rapporto debito pubblico/Pil scenderà pochissimo fino al 2026, e scenderà a malapena tra il 2023 e il 2024. Questa stima, che è già stata criticata dalla Banca d'Italia perché è troppo rischiosa, si basa anche sull'idea che il Pil crescerà dell'1,2% l'anno prossimo. Cosa che, secondo il Fmi, non accadrà.

Insomma, l'Italia ha un margine strettissimo per riuscire a diminuire il suo debito pubblico e mantenere la sua credibilità internazionale, e il Fmi ha dato un'ulteriore stretta a quel margine. Infatti, sempre nel documento del Fondo si prevede che il rapporto debito pubblico/Pil dell'Italia scenderà, ma ancora più lentamente di quanto previsto dal governo Meloni. E tutto questo senza tenere in considerazione il nuovo conflitto tra Israele e Palestina, che potrebbe complicare ancora di più la situazione.

Quando calerà l'inflazione

C'è poi il tema dell'inflazione. I prezzi continueranno ad accelerare in Europa, nonostante gli interventi della Banca centrale europea. Secondo il Fmi, nei Paesi dell'area Euro il tasso d'inflazione sarà più alto di quanto voluto dalla Bce ancora almeno fino al 2025. In particolare, ci si aspetta che i prezzi aumentino in media del 5,6% nel 2023, per poi rallentare al 3,3% nel 2024. Non ci sono stime più dettagliate per gli anni successivi, ma nel cosiddetto "orizzonte 2028" si dovrebbe tornare sul 2% stabile.

Lo stesso vale per l'Italia. L'inflazione dovrebbe essere al 6% quest'anno – leggermente più della media europea – e poi scendere fino al 2,6% l'anno prossimo. Anche in questo caso per l'"orizzonte 2028″ il livello dovrebbe tornare al 2%.

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