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Opinioni

Il filo che lega Bersani e Berlusconi

Del perché il voto sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi può far saltare il banco e del perché il Partito Democratico farà di tutto per evitare di prendere una posizione chiara. E della missione impossibile del segretario Pd: convincere i 5 Stelle senza “tradire” Napolitano.
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Mettiamola così: nel caos politico – istituzionale dei primi giorni della XVII legislatura la mina vagante si chiama (ancora una volta) Silvio Berlusconi. Non tanto in virtù degli equilibri numerici nei due rami del Parlamento, con una certa marginalità degli eletti in quota Pdl (dovuta principalmente alla scelta di Bersani di non "coinvolgerli nelle trattative" per la formazione del nuovo esecutivo). Quanto soprattutto per il riemergere di questioni legate alla partecipazione stessa di Silvio Berlusconi alla vita politica.

E, paradossalmente, si tratta di una bomba ad orologeria che potrebbe far saltare in aria in primo luogo i piani di Bersani e la possibilità di evitare un'escalation destinata a riportare il paese alle urne nel modo più traumatico possibile. Tre sono i punti di innesco, tutti strettamente legati: conflitto di interessi, vicende giudiziarie ed ineleggibilità. Sulla prima questione il Pd ha espresso da tempo una posizione chiara (certo, malgrado quanto fatto negli ultimi anni…) ed il Movimento 5 Stelle non farebbe mancare i voti a sostegno della cancellazione della legge Frattini. "Fortunatamente", però, si tratta di un provvedimento che dovrà essere varato solo a cose fatte, quindi per il momento potrebbe passare in secondo piano (anche se in sostanza negherebbe quella "partecipazione di Berlusconi" alla vita politica cui ha fatto riferimento il Capo dello Stato solo pochi giorni fa).

La vicenda giudiziaria è decisamente più complessa. Berlusconi infatti è ormai uscito allo scoperto, dichiarando di temere seriamente per la sua libertà e lasciando intendere l'indisponibilità ad attendere con le mani in mano l'esito dei procedimenti giudiziari che lo riguardano. Sabato i suoi saranno in piazza, i toni sono quelli della campagna elettorale, la rabbia quella dei giorni "migliori" e il clima è quello dello scontro frontale con la magistratura. Come si comporterebbe quindi il Pd di fronte, ad esempio, ad una richiesta di arresto (evitata quasi per caso dalla decisione dei giudici di respingere il giudizio immediato nel caso De Gregorio)? Seguirebbe a ruota i 5 Stelle oppure opterebbe per un approccio più morbido? In un caso si produrrebbe una frattura nettissima con i grillini (che avrebbero campo libero per evidenziare la connivenza Pd – Pdl), nell'altro si andrebbe contro i desiderata di Napolitano, deciso ad evitare lo scontro totale tra politica e magistratura.

Discorso simile, ma con meno tempo per decidere, sulla questione "ineleggibilità. Ad inizio settimana si riunisce la Giunta delle Elezioni del senato, con i ricorsi degli elettori molisani (circoscrizione prescelta da Berlusconi) che necessitano di essere valutati e giudicati. Il M5S ha già annunciato di voler votare per il rispetto della legge del 1957 e dunque per l'ineleggibilità di Berlusconi a Palazzo Madama. Cosa farà il Partito Democratico per il momento non è dato sapere, anche se nei giorni scorsi è parsa evidente la frattura fra l'ala rigorista e le colombe. Del resto, siamo sempre al bivio di cui accennavamo: da una parte la necessità di mandare un segnale reale di discontinuità, dall'altra quella di non indispettire oltremodo Napolitano, aprendo una gravissima crisi politica (con conseguenze non del tutto prevedibili). L'unica soluzione all'orizzonte sembra essere quella "tecnico – burocratica": trovare un modo cavilloso e non necessariamente trasparente per eludere un giudizio chiaro sulla vicenda. Non è molto, ma forse è il massimo che possiamo aspettarci in queste condizioni.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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