Ma il fascismo non era morto 80 anni fa? Io ci avevo creduto, quando me lo avevate detto.
Mi rivolgo a voi, che da anni tempestate il dibattito nazionale con frasi come "i veri fascisti sono quelli rossi", oppure "i sinistri vedono il fascismo ovunque".
Ci avevo creduto, per un momento, quando affermavate che la X Mas aveva fatto anche cose buone, e oggi non era più quella di Junio Valerio Borghese, e che l'urlo "Decima" sotto il palco delle autorità, durante le celebrazioni del 2 giugno, non era rimembranza.
Ci avevo creduto, quando il presidente del Senato Ignazio La Russa disse che il busto di Mussolini a casa sua era solo un pezzo da collezione.
Quando spergiuravate che "no, figurarsi, la fiamma che arde nel simbolo di Fratelli d'Italia non rappresenta quella in ricordo di Benito Mussolini". O quando negavate che il trapezio sottostante rappresentasse la sua tomba. Ci avevo creduto, per una frazione di secondo, perché in effetti sarebbe stato bello vivere in un Paese antifascista, secondo Costituzione.
Ci avevo creduto, per il tempo di un secondo frazionato, quando affermavate che i bravi ragazzi di Gioventù Nazionale facevano tanto volontariato, o che il braccio teso "soltanto se ci prende una paresi". E invece le abbiamo viste, le vostre braccia tese, nel video di Fanpage.it, e non era un'apoplessia. Abbiamo ascoltato i vostri cori "Duce! Duce! Duce!", e non era una registrazione, erano proprio le vostri voci nel 2024. E vi abbiamo ascoltato anche quando gridavate "Sieg Heil", il saluto alla vittoria dei nazisti.
Ci avevamo creduto, quando auspicavate la pacificazione nazionale "per il bene dell'Italia", e invece oggi scopriamo, senza dubbi che possano produrre ombre, che la fascinazione per quelle idee che dovrebbero restare sepolte nella fogna della storia, opera su di voi l'effetto di un affamato di fronte a un tozzo di pane. Che il sapore del manganello vi gusta ancora, che giocate a citare il Mein Kampf e però la vostra leader viaggia a braccetto di Benjamin Netanyahu, quando anche lei si dichiara contraria a riconoscere lo Stato di Palestina.
Certo, qualche dubbio sulla vostra buona fede ci era venuto, quando rifiutavate di dichiararvi antifascisti.
La vostra passione per il saluto del presente, in effetti, era un po' strana.
Qualche dubbio, quando vi abbiamo visto in migliaia ad Acca Larenzia, sfilare a braccio teso, ci era venuto.
Quando ogni giorno cercate la via per rendere il diritto all'aborto più arduo, quando negate la triptorelina e i farmaci bloccanti a chi ne avrebbe necessità. Quando rifiutate i pieni diritti per le persone lgbtq+, o quando irridete il diritto allo sciopero, o fra il manganello e la testa degli studenti scegliete sempre lo strumento atto a offendere, invece di quello nato per pensare.
La votra avversione per il 25 aprile è oggi più comprensibile, festeggiare la liberazione da se stessi non è cosa semplice.
La verità è che siete ancora quelli del 1940, soltanto un po' più ridicoli.
Vi hanno tolto il fez, e vi hanno dato gli adesivi da attaccare sui lampioni di Roma.
Vi hanno tolto gli anfibi, e ve li hanno restituiti.
La vergogna non l'avete mai posseduta.
La cosa migliore che avete, è la birra.
Tenete lezioni su come ci si comporta di fronte ai giornalisti, per non sembrare fascisti, e poi rompete le righe nei vostri ritrovi, scherzando sul fatto che "Fanpage.it non è qui". E invece c'era, e abbiamo deciso di raccontare tutto.
Sia chiaro: non siamo appassionati della parola "fascisti" negli articoli di giornale, non abbiamo nessun feticismo da soddisfare, ma voi quella parola ce la tirate fuori di bocca. E alla fine è difficile chiamarvi in modo diverso, se voi stessi – nel privato – vi definite così.
Fascista è chi il fascista fa, parafrasando Forrest Gump.