video suggerito
video suggerito

Il disegno di legge sul lavoro ottiene la fiducia al Senato

L’Aula del Senato ha votato la questione di fiducia posta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda sui quattro emendamenti al ddl lavoro voluto dal ministro Fornero.
A cura di Redazione
37 CONDIVISIONI
Monti-Fornero-welfare

Quattro capitoli, rispettivamente riferiti a flessibilità in entrata, flessibilità in uscita, ammortizzatori sociali e formazione: è questo il contenuto del pacchetto di emendamenti per il quale il ministro dei rapporti con il Parlamento Piero Giarda aveva posto la questione di fiducia. A dire la verità si è trattato di 4 questioni di fiducia differenti, le ennesime che il Governo ha puntualmente incassato con un margine abbastanza netto (una trentina i voti contrari ad ogni pacchetto di emendamenti). L'ultima delle quattro chiame è terminata solo in mattinata, con un voto finale chiusosi pochi minuti fa. Ha dunque una impostazione più chiara la riforma del lavoro voluta dal ministro Fornero, con un testo lungamente dibattutto prima di questa formulazione definitiva che ha ottenuto anche il plauso dell'Unione Europea (che ha diramato una nota in cui si parla di un provvedimento "sufficientemente ambizioso per fronteggiare complessivamente le rigidità e le asimmetrie della legislazione che protegge l'occupazione regolando meglio la flessibilità in entrata e muovendosi verso una rete di sicurezza sociale più integrata").

I contenuti del piano Fornero – Approvata dunque la nuova disciplina che regolerà ingressi e licenziamenti, sulla quale il Governo aveva in un primo momento provato a forzare la mano incontrando la reazione decisa sia della Cgil che del Partito Democratico. Resta quindi la considerazione del contratto a tempo indeterminato come "dominante", unita alla revisione della disciplina precedente per quanto concerne apprendistato e partite iva. Allo stesso tempo rimane l'intervento sull'articolo 18, giudicato il punto cruciale dell'intero complesso di riforma. Nessuna modifica al reintegro in caso di motivi discriminatori, mentre per i licenziamenti "disciplinari" la parola passerà in ogni caso al giudice che interverrà anche nel caso di licenziamenti per motivi di carattere economico, ma solo quando ne rileverà "l'insussistenza".

Le dichiarazioni di voto: critiche da Italia dei Valori e Lega Nord- "Noi vediamo peggiorare il nostro Paese, come dimostrano anche le teleconferenze di questi giorni, un trastullo mediatico che non portano nulla agli italiani" una dura critica arriva dall'Italia dei Valori, con Felice Belisario che ha parlato di "monumentali bugie" sulla questione del reintegro e sull'entità dei risarcimenti, ponendo anche l'accento sulla questione "esodati", ancora irrisolta per tanti lavoratori. Contraria anche la Lega Nord, con Bricolo che ha sottolineato l'assurdità del ricorso alla fiducia, segno di un "Governo che non si fida della maggioranza e vive di voti di fiducia". "Questa legge non piace a nessuno, una simile riforma era meglio non farla. Prendetene atto, rimandiamo il testo in Commissione e ripensiamo una riforma che crei sviluppo e posti di lavoro", questo in sintesi il messaggio con il quale il Carroccio ha motivato il no alla fiducia. Da sottolineare anche il voto in dissenso di Marcello Pera, ex Presidente del Senato, mentre Maurizio Sacconi ha scelto di non partecipare al voto in aperta polemica col ministro Fornero.

37 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views