Uno dei problemi più grandi di chi si è salvato dalla radicalizzazione bellicista che ha contagiato i liberali e molti socialdemocratici italiani ed europei, è che sul fronte di chi vuole la pace si presentano testimonial e voci squalificate, che purtroppo e non a caso sono spesso prese come una parte per il tutto dai media mainstream (pensiamo al ripescaggio di una figura come Fulvio Grimaldi come ospite dei talk politici in televisione). Voci che finiscono per inquinare le ragioni chi porta a favore della pace e di un'iniziativa politica e diplomatica argomenti ben più lucidi.
Non fa eccezione, purtroppo, Moni Ovadia, che lo scorso sabato sul palco della manifestazione del Movimento 5 Stelle a Roma, ha tenuto un discorso in cui sostanzialmente ha dipinto la Russia come l'aggredito costretto a reagire, senza mai citare le responsabilità del regime di Putin. Ne riportiamo lo stralcio più significativo:
Il pensiero unico con un martellamento incessante giorno dopo giorno, ora dopo ora, ha voluto farci credere che questa guerra è nata da l’uomo nero cattivo che si è svegliato e ha deciso di invadere l’Ucraina. Non è vero, è una menzogna schifosa. Questa guerra è stata preparata artatamente da molti anni e il suo inizio è stato determinato dalla decisione di espandere la Nato dopo avere promesso a Gorbačëv, che la Nato non si sarebbe espansa neanche di un pollice oltre i suoi confini, è più che raddoppiata. Quindi questo è il sistema adottato dalla Nato, ciò la menzogna sistematica. Ci vogliono trascinare tutti in una guerra ma per cosa? Perché i governi degli Stati Uniti affermino la loro supremazia mondiale. Questa catastrofe sta distruggendo l’Europa che non è alleata degli Stati Uniti, è serva.
Sarebbe troppo lungo in questa sede procedere con l'analisi di tutti i bias presenti in queste poche parole, ci limitiamo ad alcune considerazioni. I sentimenti, la volontà e le scelte degli ucraini non esistono. Il conflitto in corso all'interno dei confini ucraini dal 2014 è ovviamente tutto colpa dell'Occidente (l'annessione della Crimea e il sostegno agli indipendentisti scompaiono); in una visione manichea della realtà gli Stati Uniti sono l'unica origine di ogni male; la Russia viene presentato come un paese pacifico scordandosi ad esempio della guerra in Cecenia; viene giustificata l'invasione di un paese sovrano con l'accettazione che la Russia ha diritto a una sfera d'influenza e i paesi che ricadono in questa non sono soggetti a decisione autonome.
L'antiamericanismo, sembra aver sostituito per il Movimento 5 Stelle alcuni temi che negli anni sono stati estremamente importanti, come la contrarietà alla vaccinazione obbligatoria, ma oggi archiviati dopo l'esperienza di governo e la gestione della pandemia di Covid-19. L'antiamericanismo consente ai pentastellati di flirtare con la mentalità complottista e di non perdere del tutto delle parole d'ordine anti sistema, di non sganciarsi definitivamente dal variegato mondo del "dissenso" che fa riferimento al network mediatico strutturato intorno a Byoblu.
Da qui la scelta forse di dare spazio a una figura come Moni Ovadia. Lo stesso attore che sul palco del Teatro Ghione di Roma, in occasione della manifestazione "Pace Proibita" promossa da Michele Santoro, ha detto: “Trafficando in rete ho scoperto una giornalista statunitense, si chiama Lara Logan. Ha fatto interviste e dichiarazioni definite bombe di verità cadute sulla Casa Bianca. Questa non è una giornalsita della Pravda. Lara Logan è un esempio di quello che è il giornalismo anglosassone mentre i nostri non sono più giornalisti: sono velinari su ordine del governo degli Usa”. Peccato che Logan sia una giornalista ultra trumpiana, nota per le sue uscite complottiste e antisemite, così estremista che anche Fox News l'ha dovuta allontanare dal proprio palinsesto.
Io ce lo vedo proprio Moni Ovadia che "traffica in rete" e non capisce la provenienza e la collazione politica delle fonti che legge. Ci sono altri invece che sembrano capirlo e sono contenti uguali. Ex esponenti ultrasessantenni della sinistra radicale che, incapaci di leggere il mondo in modo più complesso da stereotipi immutabili, finiscono a braccetto con l'estrema destra e i gruppi complottisti. È il caso di Vauro, ospite di un convegno in onore di Giulietto Chiesa organizzato con esponenti di "destra" e di "sinistra". O dello storico Luciano Canfora che ha firmato un saggio con il giornalista Francesco Borgonovo.
Ci sarebbero testimonial migliori per la pace, per il rispetto del diritto internazionale, per la promozione di un mondo multipolare e stabile. Uomini e donne che, pur non negando il diritto degli ucraini a resistere di fronte ai bombardamenti, le torture e la guerra portata dentro casa loro, non rinunciano a esercitare l'ambizione al negoziato. Consapevoli in ultima istanza che le conseguenze di questa guerra già oggi rappresenteranno un'ipoteca pesantissima sul futuro della pace e della stabilità dell'Europa e non solo, così come sulla vita democratica. Che lutti, ferite fisiche e psicologiche, umiliazioni condizioneranno per decenni la vita politica di Russia, Ucraina e non solo. Che la corsa al riarmo e l'aumento dei budget militari, così come la contrazione della globalizzazione, modificano l'agenda politica facendo scomparire temi come la transizione energetica. Magari la prossima volta si potrebbe invitare un disertore russo e uno ucraino, un sopravvissuto ucraino a una delle stragi di guerra perpetrare dai russi, cooperanti e volontari, musicisti e poeti, reduci pronti a raccontare con la loro viva voce gli orrori della guerra. Non Moni Ovadia con i suoi fantasmi della Guerra Fredda e le sue certezze.