Il decreto Ong è legge, l’opposizione attacca: “Governo criminalizza soccorso in mare”
Il decreto Ong, che introduce un nuovo codice di condotta per le navi umanitarie che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, è legge. È stato infatti approvato in Senato in via definitiva dopo il via libera della Camera. I voti favorevoli sono stati 84, quelli contrari 61 e non si sono registrati astenuti. Tutti gli emendamenti che avevano presentato le opposizioni sono stati respinti in Aula.
L'attacco delle opposizioni alla destra
Il testo del decreto "trasuda populismo e non affronta i veri punti della crisi migratoria e del declino demografico", aveva scritto Matteo Renzi nella sua newsletter, prima di entrare in Aula. "Tutto sommato era logico che questa destra portasse un simile provvedimento, anche solo con l'obiettivo di rinsaldare la maggioranza, ma è appunto uno specchietto per le allodole", ha aggiunto sottolineando che il problema del Paese "non sono le navi che salvano i migranti in mare". Comunque, ha proseguito Renzi, "non si può pensare di risolvere i problemi drammatici dell'immigrazione cambiando porto e luogo di sbarco".
Critiche al decreto sono arrivate anche da Verdi e Sinistra. "L'immigrazione non è un fenomeno emergenziale ma strutturale. Ma ancora una volta la destra di governo usa questo tema più per propaganda che per risolvere il problema", ha detto in Aula il capogruppo dell'Alleanza, Peppe De Cristofaro. "Non è vero che ci sono disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori ma soltanto il tentativo vergognoso di rendere più complicate e meno efficaci le operazioni di soccorso delle navi Ong. Si tratta di una norma bandiera, ideologica e cinica, che ha un unico obiettivo chiaro, anche se non dichiarato, e cioè rendere impossibili i salvataggi in mare", ha aggiunto.
Sulla stessa linea anche il Partito democratico. Il senatore dem Andrea Giorgis ha accusato il governo di essere irragionevole e di voler approvare delle norme assurde. Il Movimento Cinque Stelle, attraverso Ettore Licheri, ha invece affermato che il decreto "criminalizza chi soccorre e favorisce la morte in mare". Frasi che hanno suscitato le proteste nei banchi della maggioranza, a cui Licheri ha risposto: "Lo so, questa parola vi fa impressione, siete già tutti pronti la prossima volta, quando ci saranno cadaveri di bambini sulle spiagge, a esprimere il vostro cordoglio". E ancora: "L'ultimo naufragio è avvenuto pochi giorni fa e 73 vite sono state spezzate, sono annegati sopra un gommone perchè non c'era nessuno per soccorrerli". Il senatore Cinque Stelle ha infine accusato il governo di cinismo: "Meno ne salviamo e meno si metteranno in mare, un messaggio dissuasivo, una logica impensabile se si fosse trattato di profughi europei o naufraghi italiani e tutto questo si chiama semplicemente razzismo".
Il governo rivendica il decreto Ong
Da parte sua, il sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni, durante la replica del governo ha detto: "Uno dei principi sacrosanti è che in mare non si lascia morire nessuno e chiunque è in difficoltà nel mare va salvato e va tutelato, principio cardine e sacro anche per questo governo". Per poi precisare immediatamente, però, che una cosa sono i salvataggi dei naufraghi, un'altra le attività di "ricerca sistematica" che finisce per essere "un fattore di attrazione di immigrazione illegale". E ancora: "Riteniamo che questo decreto vada a fare chiarezza tra quelle che sono le missioni di salvataggio dei naufraghi, da un lato, e quelle che sono invece attività di ricerca sistematica che rischiano di essere un fattore di attrazione di immigrazione illegale. Non vogliamo criminalizzare nessuno, ma regolarizzare un'attività di soccorso in mare che è delicata, complicata, rispetto alla quale si pongono regole, un codice di condotta".
Cosa prevedono le nuove regole per le Ong
Ma cosa prevede nello specifico questo decreto? L'obiettivo che si pone è quello di regolamentare l'attività delle navi Ong nel Mediterraneo. Le nuove regole, di fatto, introducono una stretta per le navi umanitarie. In primis si richiedono, alle navi che svolgono ricerca e soccorso in mare, tutte le autorizzazioni da parte dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica. Poi, una volta effettuato un salvataggio, devono raccogliere tempestivamente le intenzioni dei migranti di fare richiesta di protezione internazionale. Una volta che viene assegnato il porto di sbarco le navi Ong vi si devono immediatamente recare, senza ritardi. Nel caso in cui queste prescrizioni dovessero essere violate, la sanzione amministrativa al comandante va dai 10 mila ai 50 mila euro. A cui aggiungere il fermo amministrativo per due mesi.