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Il decreto Flussi non funziona: solo un migrante su cinque diventa regolare

Secondo il report di Ero straniero nel 2023 solo il 23% delle quote fissate dal governo con il decreto Flussi si è effettivamente trasformato in permessi di soggiorno e lavori regolari. Per la campagna si tratta di “un sistema rigido e farraginoso con criticità profonde che finiscono per creare irregolarità e precarietà”.
A cura di Giulia Casula
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"In Italia esiste un solo canale di ingresso regolare attraverso cui aziende e famiglie possono assumere e lavoratrici e lavoratori possono venire a lavorare, ma è questo stesso meccanismo che finisce per creare nuova irregolarità e ricorso al lavoro nero". A riferirlo è l'ultima analisi di Ero Straniero che ha prodotto un dossier dal titolo ‘I veri numeri del decreto Flussi: un sistema che continua a creare irregolarità'. Il canale in questione è, appunto, quello previsto dal decreto Flussi che disciplina l'accesso annuale di cittadini stranieri nel nostro paese per motivi di lavoro subordinato, stagionale o autonomo.

Secondo il monitoraggio sui numeri di chi realmente è riuscito ad entrare in Italia e a stabilizzarsi in maniera regolare, quel che  emerge è che nel 2023 solo il 23% delle quote fissate dal governo si è effettivamente trasformato in permessi di soggiorno e lavori regolari. Nel 2022 la percentuale è leggermente superiore (35%) ma va rapportata a un più basso numero di quote messe a disposizione dal decreto flussi. Per Ero Straniero si tratta di "un sistema rigido e farraginoso, che non solo continua a essere insufficiente rispetto alle richieste del mondo produttivo, ma conserva storture e criticità profonde che finiscono per creare irregolarità e precarietà".

Tutti i problemi del meccanismo previsto dal decreto Flussi

Come stabilito anche dal Testo unico sull'immigrazione i lavoratori stranieri interessati a ottenere un impiego nel nostro Paese possono entrare in Italia sulla base di un certo numero di quote d’ingresso fissate dal decreto Flussi. La presentazione della richiesta di assunzione spetta allo stesso datore di lavoro: una volta inviata, lo Sportello unico dell'immigrazione dovrebbe procedere all'invio del nulla osta al lavoro a cui è connesso il rilascio del visto. Con questi due documenti i cittadini stranieri possono finalmente entrare nel territorio nazionale e rivolgersi così alle prefetture in attesa di ricevere il permesso di soggiorno. Tuttavia questo sistema presenta più di una falla.

Innanzitutto, lo scorso anno le domande ricevute nei giorni fissati per la presentazione, i cosiddetti click day, sono state sei volte più numerose rispetto alle quote di ingresso fissate dal decreto. In tutto le domande sono state 462.422 mentre i posti disponibili solo 82.705. L'anno precedente le istanze pervenute erano state 209.839 rispetto alle 69.700 quote. "Le decine di migliaia di domande extra-quota corrispondono ad altrettante lavoratrici e lavoratori che sarebbero entrati in Italia regolarmente, in sicurezza, e che non hanno nessun altro modo per venire a lavorare nel nostro paese", si legge nel report.

Un altro problema riguarda i numeri relativi ai nulla osta al lavoro. Nel 2022 quelli rilasciati sono stati 55mila rispetto alle 69mila posti messi a disposizione. Questo significa che diverse migliaia di quote non sono state mai effettivamente impiegate. Ma non solo. Se si guarda ai dati dei visti rilasciati dalle rappresentanze italiane all'estero agli stranieri richiedenti si scopre che una larga parte di questi viene rifiutata o resta pendente. Dei 74.105 visti previsti per l'anno precedente infatti, 10.718 sono stati poi rifiutati. Metà delle restanti 57.967 persone che hanno ricevuto il via libera per entrare nel nostro paese, invece, al 31 gennaio 2024 ancora risultavano "in attesa di convocazione". 

Solo il 23% degli stranieri richiedenti è riuscito ottenere il permesso di soggiorno

Il dato più preoccupante però riguarda i numeri di coloro che hanno realmente portato a termine la procedura: solo 17mila sulle 74mila quote disponibili. In altre parole, appena il 23% degli stranieri che hanno fatto domanda, dopo un lungo e burocratico iter, sono riusciti a ottenere il permesso di soggiorno per il lavoro. "Che fine fa il resto delle persone?", si chiede Ero Straniero. "È destinato a scivolare in una condizione di irregolarità e quindi di estrema precarietà e ricattabilità. Un paradosso drammatico per un sistema che dovrebbe garantire l’ingresso legale di manodopera e contribuire alla crescita al paese".

A tal proposito il rapporto insiste sull'importanza di ricorrere ai cosiddetti "permessi in attesa di occupazione", scarsamente adoperati ma estremamente utili per impedire che chi arriva nel nostro paese finisca per diventare irregolare. Sia nel 2022 che nel 2023 questo strumento è stato poco utilizzato: l'anno scorso i permessi rilasciati sono stati solo 84, nel 2022 309. "Sono interventi del tutto insufficienti rispetto alle decine di migliaia di persone che avrebbero necessità di poter rimanere legalmente in Italia e cercare un nuovo lavoro", si legge.

Da qui la richiesta al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi di "intervenire con urgenza e prevedere il ricorso al permesso di soggiorno per attesa occupazione in tutti quei casi a rischio irregolarità, quando la procedura di assunzione non va a buon fine per motivi che non dipendono da lavoratrici e lavoratori". E ancora "la necessità di una più generale riforma del sistema di ingresso per lavoro, a partire dalle proposte di Ero straniero: canali diversificati e flessibili, con l’introduzione della figura dello sponsor o di un permesso per ricerca lavoro, e un meccanismo di emersione su base individuale – sempre accessibile, senza bisogno di sanatorie – che dia la possibilità a chi rimane senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o di un effettivo radicamento nel territorio", concludono

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