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Il decreto Carceri è legge, cosa c’è nel testo e perché le opposizioni attaccano il ministro Nordio

Il decreto Carceri è legge, ma le opposizioni puntano il dito contro il governo, colpevole di aver scavalcato il Parlamento, convocando un vertice a Palazzo Chigi proprio sull’emergenza carceri, a cui il ministro Nordio ha partecipato mentre era ancora in corso l’esame del decreto a Montecitorio. Ma il ministero della Giustizia assicura: “Nessuna sovrapposizione con i lavori in corso presso il Parlamento sovrano”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il decreto Carceri ha ottenuto ieri l'ok definitivo della Camera, con 153 si, 89 no e 1 astenuto, ma nell'Aula di Montecitorio scoppia la bufera.

Le opposizioni hanno attaccato il governo e in particolare il ministro della Giustizia Nordio perché mentre era ancora in corso l'lesame del provvedimento, ha partecipato a un vertice a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Meloni, alla presenza dei sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e dei presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio, per parlare proprio dell'emergenza legata al sovraffollamento delle carceri.

La riunione è stata considerata "irrispettosa" nei confronti del Parlamento. Le opposizioni unite ora pretendono che Nordio e Meloni rendano un'informativa urgente sull'emergenza detenuti, e hanno chiesto al presidente della Camera Lorenzo Fontana "l'immediata convocazione di una conferenza dei capigruppo" e di definire "un'azione riparatoria" da parte del ministro della Giustizia. Fontana, intervenuto su sollecitazione delle opposizioni, ha ribadito "la centralità del Parlamento, le cui prerogative devono essere garantite attraverso il confronto delle idee e l'assunzione delle responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati".

Nordio ha fatto anche sapere di aver chiesto un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di voler proporre "modifiche alle norme sulla custodia cautelare", "per evitare la carcerazione ingiustificata, ma soprattutto per affermare la detenzione differenziata dei tossicodipendenti presso le comunità di recupero".

Il Guardasigilli ha annunciato anche che proporrà "al Consiglio Superiore della Magistratura di considerare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza, garantendo da parte del Ministero agili e veloci procedure per il completamento della pianta organica degli amministrativi presso i Tribunali di sorveglianza".

La discussione poi è continuata in Transatlantico, dopo la sospensione dei lavori dell'Aula. In particolare, Debora Serracchiani del Pd e Marco Grimaldi di Avs hanno avuto un confronto dai toni accesi con alcuni esponenti della maggioranza, tra cui il capogruppo di Fdi Tommaso Foti, ribadendo di ritenere la riunione sulle carceri che il ministro della Giustizia Nordio ha tenuto a palazzo Chigi con la premier mentre si discuteva il decreto, "irrispettosa del Parlamento". A giudizio dei deputati della maggioranza presenti, tuttavia, quella nella sede del governo è stata una riunione operativa per attuare rapidamente le nuove norme di cui bisognerebbe "ringraziare il governo" invece che fare polemica.

La replica del ministero della Giustizia

Il ministero della Giustizia, dopo la bagarre scoppiata in Aula, ha provato a placare gli animi: "Nell'ambito della consueta interlocuzione fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia, nella giornata odierna, su richiesta del presidente Giorgia Meloni, si è tenuto un incontro alla presenza dei ministri Carlo Nordio, Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti e del sottosegretario Alfredo Mantovano. L'incontro ha avuto come oggetto una programmazione futura che ovviamente non intende in alcun modo interferire né sovrapporsi con i lavori in corso presso il Parlamento sovrano", si legge in una nota diffusa ieri sera.

Cosa c'è nel testo del decreto Carceri

Il decreto carceri è legge. Dopo il via libera al Senato della scorsa settimana il testo, blindato dalla fiducia, ha ottenuto anche l'ok della Camera. Ecco i punti principali del testo: certezza della pena, riaffermazione del ruolo di rieducazione del carcere e investimento su assunzioni di nuovo personale di polizia penitenziaria.

Prevede l'ingresso di mille nuove unità nel corpo della Polizia Penitenziaria – si parla di mille persone per il Corpo di Polizia penitenziaria tra il 2025 e il 2026 – ma anche procedure più snelle per concedere di uscire dal carcere in anticipo a chi ne ha diritto, più telefonate per i detenuti (da 4 a 6 al mese) e l'istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcune tipologie di reclusi come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati – i quali potranno scontare così la parte finale della loro condanna.

Per detenuti per mafia e terrorismo il provvedimento prevede modifiche alla disciplina del regime detentivo differenziato del cosiddetto 41 bis con esclusione all'accesso dei programmi di giustizia riparativa. Quella che viene offerta – come ribadito dai rappresentanti della maggioranza già in Commissione giustizia – è una prima risposta dell'esecutivo alla situazione di emergenza degli istituti penitenziari, sovraffollati ed in cui nel 2024 ha fatto registrare dati drammatici rispetto ai suicidi, che hanno ormai superato quota di 60.

Il ministro Carlo Nordio, in occasione della presentazione del provvedimento, aveva precisato che l'intento non è quello "di aprire le porte per alleggerire la popolazione carceraria, che pure costituisce un problema" ed ha aggiunto come la misura adottata sia un "intervento vasto e strutturale che affronta in modo organico un altro settore del sistema dell'esecuzione penale" e "che potremmo chiamare umanizzazione carceraria".

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